Cronaca

Tentata estorsione a due imprenditori, le ‘mbasciate degli intermediari e il pizzo da pagare agli “amici di Vibo”

Nell'inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro figurano indagati altre tre persone ritenute affiliate al clan Lo Bianco-Barba. Per loro il gip ha rigettato la richiesta di arresto. Ecco di chi si tratta

Avevano preso un lavoro per il ripristino delle condutture fognarie in via Terravecchia Inferiore, zona centrale di Vibo. Una lavoro come tanti altri per due imprenditori edili originari di Arena. Il punto è che – secondo quelle che sono le logiche ‘ndranghetistiche del territorio – nessuno dei due fratelli aveva ritenuto necessario informare quelli che poi sono stati denominati “gli amici di Vibo” per mettersi a posto. Così – secondo quanto ricostruito dai carabinieri della Compagnia di Serra San Bruno che ha condotto le indagini – qualcuno avrebbe mandato due “ambasciatori” a farglielo sapere. Per quei lavori al centro di Vibo c’era una mazzetta da pagare che gli inquirenti hanno quantificato in 2mila euro, in pratica il 5% dell’importo complessivo dell’appalto.

Vincenzo Puntoriero

Emilio Pisano

Operazione ‘mbasciata. I due imprenditori anziché pagare il pizzo si sono però rivolti ai carabinieri della Stazione di Arena e da qui si è sviluppata un’attività investigativa che questa mattina è culminata nella cosiddetta operazione ‘mbasciata. Per gli inquirenti a fare da intermediari e ambasciatori tra i due fratelli imprenditori e gli “amici di Vibo” sarebbero stati Vincenzo Puntoriere, 65 anni di Vibo, ed Emilio Pisano, 50 anni di Gerocarne. Nei loro confronti l gip distrettuale di Catanzaro Claudio Paris ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare in carcere su richiesta della Direzione distrettuale antimafia che ha coordinato le indagini avviate nel febbraio 2018 dopo la denuncia dei due imprenditori.

Minacce e avvertimenti. Emilio Pisano si sarebbe recato a casa di uno dei due imprenditori per chiedergli inizialmente se stesse portando avanti “un lavoro” a Vibo riferendogli che vi erano “degli amici che lo stavano cercando” chiedendogli “se stesse pagando qualcuno a Vibo” o se “avesse qualche amico” e, infine, avvisandolo esplicitamente: “Sai come funziona, dove vai devi bussare per un caffè!”. Per i carabinieri un tentativo di estorsione. “Lo sapete – avrebbe detto ancora Pisano ai due fratelli – che altrimenti appena arrivate prima o poi vi pittano. Se mangiamo noi, mangiano tutti”. Un’intermediazione a più riprese e in luoghi differenti. Mentre Pisano operava tra Arena e Gerocarne approfittando della conoscenza diretta con i due imprenditori, Vincenzo Puntoriero avrebbe agito a Vibo avvicinando uno dei due fratelli e dicendogli: “Sai, io non c’entro niente con questa storia ma ti porto solo un’mbasciata per rispetto del commercialista. A loro non piace la risposta che gli avete dato e ne vogliono una subito: o si o no”. Loro sono sempre “gli amici di Vibo” che – secondo quanto emerge dalle indagini – avrebbero chiesto la somma di 2mila euro per chiudere la “pratica”. Emblematiche le parole riferite ai due imprenditori da Pisano: “Ho parlato con gli amici di Vibo, la somma è di 2mila euro. Non siete gli unici e non siete i primi. L’andazzo dove vai vai in qualunque parte del mondo è questa qua. E’ inutile che ci mettiamo i ceci in testa”.

Indagati a piede libero. Nell’inchiesta risultano indagati a piede libero altre tre persone per le quali il pubblico ministero Andrea Mancuso aveva chiesto l’applicazione della misura cautelare in carcere ma il gip ha rigettato la richiesta. Si tratta di Domenico Franzone, 62 anni, Carmelo D’Andrea, 61 anni, e Filippo Catania, 68 anni, tutti di Vibo. Per gli inquirenti sarebbero esponenti affiliati al clan “Lo Bianco-Barba” ma – in questo caso – nei loro confronti il gip non ha ravvisato indizi di colpevolezza tali da giustificare un’ordinanza di custodia cautelare.

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