Cronaca

Traffico di droga tra l’Albania e l’Italia, sgominati quattro gruppi con ramificazioni in Calabria. Marijuana con i gommoni

L'organizzazione aveva base operativa nella provincia di Lecce ma ramificazioni in altre regioni italiane, tra cui la Calabria. Sono 27 le persone arrestate nel blitz della Finanza

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Quattro gruppi criminali italo-albanesi di trafficanti di droga che rifornivano la Puglia e altre regioni italiane sono stati sgominati dalla Guardia di Finanza. Ventisette le persone arrestate tra l’Italia e l’Albania. L’organizzazione aveva base operativa nella provincia di Lecce ma ramificazioni in altre regioni italiane, tra cui la Calabria.

Il blitz. L’operazione, scattata all’alba, ha coinvolto oltre 100 militari del Comando Provinciale di Lecce e del Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata di Roma della Guardia di Finanza. In manette sono finiti 27 soggetti (di cui 21 albanesi e 6 italiani) responsabili a vario titolo di associazione a delinquere finalizzata alla produzione ed al traffico internazionale di sostanze stupefacenti. Le indagini, durate quasi due anni e coordinate dalla Direzione Nazionale Antimafia e dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Lecce, hanno permesso di identificare e catturare gli appartenenti a quattro distinti gruppi criminali italo albanesi. Sono tutti responsabili di traffico internazionale di stupefacenti, detenzione ed introduzione nel territorio nazionale di armi e munizioni da guerra.

Operazione “Fiori di primavera” I capisaldi dei gruppi criminali, quasi tutti albanesi, commissionavano, rivolgendosi ai propri connazionali, organici al sodalizio, ingenti quantitativi di droga da smerciare in tutta Italia ed in altri Paesi europei. In Albania venivano reclutati gli scafisti con il compito di trasportare, con potenti gommoni oceanici, tonnellate di marijuana, oltre che cocaina ed eroina dalle coste albanesi a quelle salentine. La fase logistica in Italia, ossia il temporaneo stoccaggio e la commercializzazione delle partite di droga, veniva affidata a complici italiani in posizione “subordinata” rispetto agli albanesi, a testimonianza di quanto le organizzazioni criminali albanesi siano riuscite ad insinuarsi con prepotenza nel tessuto criminale locale e nazionale.

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