
Wojtyla lo definì “padre e maestro della gioventù”, papa Francesco oggi, alla vigilia della celebrazione della memoria della sua santità, ha ricordato come “seppe far sentire l’abbraccio di Dio a tutti i giovani che incontrò”. Questo era don Giovanni Bosco, fondatore dei salesiani e della congregazione femminile delle figlie di Maria ausiliatrice, ma soprattutto ideatore dell’oratorio in cui sono transitati, fra il secolo scorso e il nostro tempo, generazioni di ragazzi. Anche solo per tirare un calcio al pallone in un ambiente a misura di adolescente nel quale gioco, sport e divertimento continuano a sposarsi con la fede, l’educazione e la formazione al lavoro.
Nato a Becchi, frazione di Castelnuovo d’Asti, nel 1815, in una famiglia di origini contadine, a due anni Giovanni Bosco rimase orfano del padre che aveva sposato in secondo nozze Margherita Occhiena. Col fratellastro Antonio i rapporti furono fin da subito conflittuali tanto che già nel 1826 il futuro prete dovette andarsene da casa e procurarsi il pane lavorando come garzone. Un paio di anni prima aveva avuto un sogno fondamentale per cogliere lo spirito della sua missione in mezzo e per i giovani: si trovava fra ragazzi che bestemmiavano, urlavano e litigavano; per farli desistere, si avventava contro di loro con pugni e calci fino a quando davanti non gli apparve un uomo dal volto luminosissimo che gli disse: ‘Io sono il Figlio di Colei che tua madre ti insegnò a salutare tre volte al giorno. Non con le percosse, ma con la mansuetudine e con la carità dovrai guadagnare questi tuoi amici’.