Cultura & spettacolo

STORIE | Notte a Vibo Marina, il paroliere di Briatico Nino Grasso e la regina Nilla Pizzi

L'autore di Briatico partecipò a tutte le edizioni del Festival di Vibo Valentia, che vinse nel 1957 con “E poi si fece sera”. Il suo più grande successo rimane la canzone resa celebre dalla più grande cantante italiana

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A marechiaro la luna/ non vuol spuntare mai più:/ quando la sera s’imbruna,/ vuol questo mare baciar!
Con questa strofa inizia una delle più belle canzoni cantate al Festival di Vibo Valentia. Siamo nel 1954, la kermesse è alla sua seconda edizione. Presenta Alighiero Noschese nello scenario suggestivo dell’Arena Valentina (chiostro dell’ex convento dei Gesuiti).

“Notte a Vibo Marina”. Sale sul palco la cantante Maria Luisa Pisan con un vestito tradizionale tirolese, a lei è affidato un testo dell’autore Nino Grasso. Tra gli applausi del pubblico, dopo le prime note dell’orchestra Vis Radio del maestro Nello Segurini, la Pisan inizia ad intonare “Notte a Vibo Marina”. Il parterre si infiamma, e non solo per il caldo di agosto. E’ la seconda canzone in gara dedicata alla città ospitante, l’altra è “Vecchia Vibo” di Gaspare Serrao. Finiranno rispettivamente seconda e terza, dopo Gianni Ravera con “Suonno ‘e scugnizzo”.
Il dolce e accattivante motivo si trova oggi per lo più in rete in formato mp3, con ben evidenti i fruscii di fondo che rimandano ad un ben più caldo vinile d’epoca, un vecchio 78 giri prodotto dalla RCA. La voce è quella di Nilla Pizzi che volle reinterpretare quella canzone e portarla in giro per tutto lo Stivale. Una pubblicità enorme per Vibo Marina, con il litorale ancora intatto e le sue spiagge, una lunga lingua bianca dal Pennello fino a Bivona frequentatissime.

Il paroliere di Conidoni. L’autore di quel pezzo, Nino Grasso, briaticese di Conidoni (dove nasce nel 1920) partecipa al Festival Calabrese della Canzone Italiana di Vibo Valentia dal 1953 al 1962, praticamente a tutte le edizioni, in veste di paroliere e musicista. Nell’edizione del 1957 conquista la prima posizione con la canzone “E poi si fece sera”, firmata in coppia con Gaspare Serrao, ed interpretata da Luana Sacconi, poi incisa dalla casa discografica Cetra. I suoi componimenti in quegli anni, alla manifestazione vibonese, sono interpretati, oltre che dalla Pizzi, da Gloria Christian, Paolo Sardisco,Carla Boni, Betty Curtis.
La canzone per lui resta, comunque un hobby, ricco di soddisfazioni visto che, oltre al festival vibonese, riceve un premio, a Melbourne in Australia, con il motivetto satirico “Strip-tasse”.
La sua attività primaria resta sempre il mondo della scuola. Dopo aver effettuato i suoi primi studi a Soverato, Grasso consegue la maturità classica e magistrale a Vibo Valentia e successivamente la laurea in giurisprudenza a Roma. Nella Capitale presta servizio presso il Provveditorato agli studi e consegue l’abilitazione all’insegnamento di Psicologia Sociale. Una volta in pensione viene chiamato a dirigere l’Istituto Commerciale paritario di Monterotondo. Grasso ha all’attivo numerose opere letterarie. Ha collaborato a diversi periodici e riviste ed ha, tra l’altro, tradotto in dialetto calabrese i trentaquattro canti dell’Inferno di Dante che intitolò “Inferno… in Calabria”.
Scomparso da un decennio a Roma, Nino Grasso, viene anche ricordato per una commedia musicale, presentata a Messina nel 1956, con la quale riscosse consensi di pubblico e di critica. Forse la musica era la strada che gli avrebbe dato più gloria. Il suo più grande successo, rimane la bellissima canzone, che in molti ancora canticchiano, resa immortale da Nilla Pizzi, la regina della musica italiana: “Notte a Vibo Marina”.

Notte a Vibo Marina
Quante, ma quante canzoni
parlan di Capri e Sorrento
di lune d’argento
di cieli e di mar!
Ma questa notte il mio canto,
pur se la voce è in sordina,
mia Vibo Marina,
lo dedico a te.

A marechiaro la luna
non vuol spuntare mai più:
quando la sera s’imbruna,
vuol questo mare baciar!
Guarda, dal suo gran castello
le strette coppie che van…
Fruga, discreta, il Pennello:
vuole con l’onda giocar.

Ricca di mille bellezze,
Venere il nome t’ha dato;
pur s’oggi è cambiato,
più bella sei tu.
Questo bel nostro Tirreno
presso ai tuoi piedi s’inchina;
mia Vibo Marina
la perla sei tu.

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