Cronaca

Spaccio di droga a Messina, blitz della Polizia: 17 arresti. Ecco chi sono i calabresi coinvolti

La squadra mobile sgomina una banda composta da siciliani e calabresi finalizzata al traffico e allo spaccio di sostanze stupefacenti nelle piazze della città peloritana

blitz-quartiere-valle-degli-angeli2-625x350

Sono due i calabresi coinvolti nell’operazione condotta dalla polizia che ha portato all’arresto di 17 persone nell’ambito di un’inchiesta sullo spaccio di droga a Messina. La squadra mobile ha sgominato una banda composta da siciliani e da calabresi finalizzata proprio al traffico e allo spaccio di sostanze stupefacenti nelle piazze della città peloritana.

I nomi dei calabresi. L’ordinanza di custodia cautelare ha riguardato due calabresi entrambi originari di Melito Porto Salvo. Si tratta di Lorenzo Anghelone di 29 anni (residente a Bagaladi) e Santoro Rosaci di 33 anni. Di Messina gli altri destinatari del provvedimento che ruota intorno ad un nucleo familiare, quello degli Arena, e di persone a loro legati. Sono ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione finalizzata al traffico e allo spaccio di sostanze stupefacenti, porto e detenzioni di armi e munizioni, associazione finalizzata al furto di ciclomotori.

Le origini dell’inchiesta. L’indagine, iniziata a seguito del sequestro di cinque chili di droga, ha permesso di scoprire che nel vico Fede, nel quartiere di Valle degli Angeli, una zona vicino al centro cittadino di Messina, operava un gruppo che secondo gli investigatori, aveva messo in piedi un traffico di droga con grossi introiti. “Un’organizzazione criminale che controllava un intero rione diventato difficile da penetrare” ha detto il procuratore aggiunto Rosa Raffa che ha coordinato le indagini. Il vico Fede dove abitavano Michele Arena e Francesco Arena, considerati i promotori dell’organizzazione, era la base del gruppo che trattava hashish e marijuana.

Droga dalla Calabria. Dalle indagini è emerso che la droga arrivava dalla Calabria “secondo tradizionali e consolidati rapporti- aggiunge Raffa – che vedono il malaffare gestito in maniera reciproca, ma più spesso con rifornimenti che vengono dalla Calabria e che vedono Messina non più solo terra di passaggio ma destinazione finale della sostanza stupefacente. Messina è un mercato di primaria importanza”. Nel corso delle indagini la squadra mobile è risciuta a sequestrare per due volte della droga tenendo in segreto il sequestro, mettendo in allarme il gruppo che credeva di aver subito dei furti e aveva iniziato a progettare ritorsioni su possibili responsabili, per poi scoprire che la droga non era stata rubata, ma sequestrata dalla polizia.

Più informazioni