Cultura & spettacolo

STORIE | Quando la musica è nel sangue: Matteo Puzzello e il Festival canoro di Vibo

Oggi vi raccontiamo la storia di uno dei principali interpreti della rinascita vibonese negli anni 50 e 60

Musica Maestro! Chissà quante volte se lo sarà sentito ripetere questo refrain. E lui per non dimenticarsi che il suo grande amore era la musica, mise sul pentagramma della sua vita sette figli. Nato a Monterosso Calabro il 17 novembre 1907, Matteo Puzzello è stato l’interprete più puro, musicalmente parlando, di un’epoca che lo vide attraversare entrambe le guerre mondiali, tra sofferenze e voglia di crescere, di lasciare il segno con melodie e canzoni, proprio nel momento in cui il vinile stava crescendo e l’attenzione per il mondo della canzone era come un susseguirsi di emozionanti miracoli.

Gli inizi. A 8 anni suona già nella banda comunale del paese, a 12 onora i soldati italiani che avevano combattuto al fronte durante la Grande Guerra, scrivendo la prima marcia militare: “A passo nel Trentino”. Studia musica a Catanzaro sotto la guida del noto Maestro Mazzocca, poi parte per Milano in cerca di sbocchi alla sua grande passione. Nonostante la sua bravura ed il suo impegno, deve ripiegare su un impiego pubblico. Alla fine degli anni trenta lo ritroviamo a Vibo Valentia all’Ufficio delle Imposte Dirette. Lavoro che gli consente con tranquillità di dirigere il Teatro Vibonese.
La seconda guerra mondiale lo costringe ad interrompere il suo impegno pubblico, ma continua a studiare musica senza mai fermarsi. Nel 1942 porta all’altare, nella sua Monterosso, Elvira Valia e nel 1943 nasce il suo primo figlio, Giuseppe, il suo do delle sette note.

Interprete della rinascita culturale. Il 1946 rivede nuovamente Matteo Puzzello alla guida del Teatro Vibonese. Come direttore di orchestra, contribuisce, negli anni cinquanta alla straripante rinascita cultu¬rale musicale di Vibo Valentia. La città è un cantiere di idee aperto e fervente. Sono gli anni durante i quali raggiunge traguardi di alto successo anche nel campo della musica leggera, calcando palchi di importanza nazionale ed internazionale..
Nel 1953 nasce “Canzoni nell’ombra”. L’idea della canzone come veicolo di promozione turistica non è un’idea esclusiva di Sanremo.

Il Festival di Vibo. Nei favolosi anni cinquanta/ sessanta, quelli del boom economico e della dolce vita, anche Vibo Valentia ha il suo bel Festival canoro. All’inizio Puzzello resta in disparte, ma dalla edizione del 1955 entra di prepotenza nel panorama della kermesse canora vibonese componendo le musiche per numerose canzoni, avendo come parolieri Clemente Selvaggio, Paolo Procopio, Paolo Minarchi. Nascono così Serenata sul Mare (1955), che gli diede il diritto di partecipare al Festival dei Festival di Como, Celeste Sinfonia (1956), Stelle del mio amore (1957), Inverno Triste (1958). Al Festival di Vibo Valentia conquista un secondo e un terzo posto. Tra le altre merita una menzione la canzone “Un amore in partenza” resta famosa non solo perché celebra il suo grande amore per la donna amata in partenza per le Americhe, ma anche per lo struggente dolore di quei calabresi che, per fare fortuna, sono costretti ad emigrare.
Nell’aprile del 1955, Matteo Puzzello in coppia con Clemente Servello, si aggiudica il primo posto del II Lucival della canzone di San Lucido con il brano musicale “Notte Sanlucidana”. Brano divenuto subito inno della comunità di San Lucido.

L’eredità artistica. Sono circa 200 le sue composizioni, alcune ancora inedite. Tra queste la sinfonia dal titolo Trieste Libera, scritta in occasione del riscatto del Territorio libero di Trieste nel 1953, la “Messa”, opera polifonica. scritta in occasione del Natale 1945, Ave Maria, e numerosi inni e marce per complessi bandistici.Come insegnante di musica ha trasmesso la sua passione a centinaia di alunni, tra questi il maestro Clemente Ferrari, da anni protagonista sul podio di Sanremo. Matteo Puzzello muore il 5 Ottobre 1982 nella sua casa di Vibo Valentia mentre trascriveva per banda l’ultima sua composizione “Inno a San Leoluca”. Musica era e musica è ritornato. Fino all’ultimo.

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