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Cesare Battisti, chat con l’Italia. Così la Digos di Milano ha scovato i favoreggiatori

Tablet, telefonini e social, gli investigatori italiani sulle tracce dell'ex terrorista. Alle 11.30 atterra in Italia e sarà portato a Rebibbia: "Sconterà l'ergastolo"

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La trappola dei social, delle chat con i favoreggiatori, ma anche con gli amici e con chi gli chiedeva notizie sulla sua salute. E sarebbero stati proprio questi messaggi, alcuni scambiati con l’Italia, coperti da tre interposte identità per entrambi gli interlocutori, a fornire una chiave di volta alle indagini. Da quelle chat gli investigatori della Digos riescono a risalire alla vera identità virtuale di Cesare Battisti.

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Così lo scorso dicembre, su disposizione della Procura generale, la Digos milanese inizia la caccia a lui in carne e ossa: il giudice della Corte suprema brasiliana Luis Fux firma la richiesta di arresto «a scopo di estradizione».

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Battisti comincia a preparare la sua fuga, lo fa contattando una rete di contatti importanti. L’ex terrorista, però, è monitorato e pedinato già da fine ottobre, raccontano fonti interne alla procura e alla Digos milanese. A dicembre comincia a prendere contatti per avere coperture, le cerca tra gli amici e non solo, intantorisponde ai familiari e amici italiani che gli scrivono preoccupati dalle notizie sul suo conto. Battisti usa 15 telefoni diversi, oltre ai social. È sempre la Digos a individuare i numeri chiave dei telefoni. Il monitoraggio lo individua in un luogo preciso, parte da Milano un’unità di polizia diretta in Brasile. Poche ore prima della cattura Battisti però si muove ancora. Sparisce dai radar degli investigatori. Giorni di silenzio, ma torna a scrivere sui social.

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