Economia & società

A Vibo gli insegnanti vanno a lezione per capire meglio bullismo e cyberbullismo

I corsi di aggiornamento professionale tenuti ’Istituto Tecnico Economico “G. Galilei” per volontà del dirigente scolastico Genesio Modesti

Corsti-Galileo-Vibo

Il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca ha emanato le “Disposizioni per la prevenzione e il contrasto dei fenomeni del bullismo e del cyberbullismo”, per la necessità d’individuare in ogni istituzione scolastica di competenza, un docente referente per il bullismo e il cyberbullismo.

In ottemperanza a ciò ed alle circolari ministeriali successive, per volontà del professore, Genesio Modesti dirigente scolastico dell’Istituto Tecnico Economico “G. Galilei” di Vibo Valentia, è stato avviato un corso di aggiornamento professionale riservato agli insegnanti, tenuto dal professore Saverio Fortunato, specialista in criminologia clinica e rettore dell’Istituto italiano di criminologia degli studi di Vibo Valentia, sede dove si svolge ed è promosso il corso medesimo.

Nel primo incontro Fortunato ha tenuto la lezione introduttiva sul fenomeno del bullismo e del cyberbullismo ai docenti dell’istituto vibonese, ed ha visto la partecipazione anche di docenti provenienti da altre scuole superiori vibonesi; i successivi incontri sono previsti, dunque, a gennaio e febbraio. Il professore Fortunato sul fenomeno del Bullismo ha affermato: “Per comprendere la devianza e il crimine giovanile occorre partire dalla teoria di Howard Saul Becker (sociologo nato a Chicago nel 1928 famoso per la sua opera Outsiders). Secondo Becker, non esiste un atto deviante in sé e la nostra reazione a un atto dipende dalla misura in cui quella determinata forma di comportamento è accettata o meno dalla società”.

Dunque, afferma il professore Fortunato, si deve capire che quando si assegna un’etichetta a qualcuno, c’è sempre un gruppo sociale predisposto a credere all’etichetta, a prescindere se è vera o falsa. Etichettare un giovane come “bullo”, può essere un problema anziché una soluzione, perché se il soggetto etichettato accetta l’etichetta, traendone una gratificazione, può costruire una carriera deviante. Ecco perché la prevenzione e l’approccio alla violenza nella scuola non può essere né psichiatrico né psicologico, ancor peno penale, posto che il fine della scuola deve sempre essere l’educazione e l’istruzione.

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