Morte sospetta di un penalista all’ospedale Annunziata, sei medici rinviati a giudizio

Si tratta di sanitari in servizio nei reparti di Chirurgia vascolare e chirurgia generale nei giorni del decesso dell'avvocato Giuseppe Vuono

ospedale-annunziata-cosenza.jpg

Il Gup del Tribunale di Cosenza Manuela Gallo ha disposto il rinvio a giudizio di sei medici in servizio tra i reparti di Chirurgia Vascolare e Chirurgia Generale dell’Ospedale di Cosenza che dal 22 al 25 dicembre del 2015 ebbero in cura l’avvocato Giuseppe Vuono. L’esito degli accertamenti medico legali disposti dalla Procura della Repubblica di Cosenza – ha confermato la tesi della famiglia, la moglie e due figli, che non si è rassegnata all’ipotesi di morte dovuta a complicanze scusabili. A finire sul banco degli imputati sono i medici Antonio Esposito, Massimo Mazzei, Paolo Piro, Antonio Perri, Carlo De Rose, Francesco Novello.




In particolare i consulenti della Procura Berardo Cavanti e Vannio Vercillo hanno confermato le ipotesi di responsabilità avanzate dai consulenti di parte della famiglia Vuono, appartenenti all’Istituto di Medicina Legale del Policlinico Gemelli Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, e discusse davanti al giudice Gallo dai legali di parte civile gli avvocati Massimiliano Coppa, Valentina Spizzirri e Paolo Carnuccio, i quali hanno richiesto l’approfondimento investigativo dovuto di fronte al decesso del loro validissimo collega Giuseppe Vuono che, fece ricorso alla sanità calabrese in un periodo festivo.

Gli imputati sono difesi dagli avvocati Ninì Feraco, Franz Caruso, Vincenzo Belvedere, Gino Perrotta, Margherita Corriere e Francesco Chiaia. La richiesta avanzata dal collegio difensivo – senza produrre consulenze tecniche di parte (solo per uno degli imputati era stata esibita dall’avvocato Corriere) – era di una perizia nella fase preliminare, richiesta rigettata dal giudice.

Secondo l’accusa nessuno dei sanitari si sarebbe accorto dell’ematoma provocato al paziente a seguito di intervento di chirurgia vascolare mediante il posizionamento di uno stent. Nessuno avrebbe diagnosticato l’ematoma e nessuno lo avrebbe trattato dal 22 dicembre al 25 dicembre, pur essendo in ambiente ospedaliero, provocando il decesso dell’avvocato lentamente per perdite ematiche silenti durate quattro giorni.

Più informazioni