Cronaca

Emergenza “lucciole” a Lamezia: sempre più colpite dal fenomeno le periferie

Passeggiano per le strade della periferia di Lamezia Terme ad ogni ora del giorno e della notte. La triste realtà della prostituzione che è divenuta fenomeno allarmante.

di FEDERICA TOMASELLO

Passeggiano tra i marciapiedi o a lato dei guardrail con  magliette corte, minigonne o leggings, non importa se faccia freddo o caldo, e con la tristezza sul volto. Accade a Lamezia Terme, accade in periferia ma anche nelle zone vicine al centro. Vendute, sfruttate come carne da macello e fatte vivere in condizioni disumane è questo ciò che tocca in sorte a svariate decine di giovani donne di diversa etnia che sono fuggite dal loro Paese con la promessa di un lavoro e di una nuova vita e che, invece, sono sprofondate nell’incubo della prostituzione. A Lamezia Terme infatti la prostituzione  è divenuta un vero e proprio allarme sociale.

Fuggire per sprofondare in un incubo. Nelle ore serali, ma anche di giorno, è frequente rinvenire giovani donne ferme in attesa dei “clienti” e di tanto in tanto il loro “padrone” in auto a controllare si comportino bene e facciano il loro “dovere”. Situazioni surreali che ,ad essere ascoltate e narrate, appaiono profondamente lontane dalla realtà che quotidianamente viviamo. Donne vendute al miglior offerente, private dei documenti e dell’identità di esseri umani, donne costrette a viaggiare come bestie per raggiungere il Paese della speranza, l’Italia, la città in cui ricostruire una vita e vivere dignitosamente ma è proprio giunte nel nostro Paese che il sogno si infrange. Quello che era il loro “salvatore” si trasforma in carnefice costringendole a vendere il proprio corpo per ripagarlo dei soldi spesi per il viaggio. Così inizia il lungo calvario di molte donne.




Sant’Eufemia nel mirino. Nel quartiere di Sant’ Eufemia, in svariati punti vicino alla stazione ferroviaria e all’ex  zuccherificio, quotidianamente vengono avvistate delle prostitute  che sostano sedute sui marciapiedi in attesa dei clienti che non tardano mai ad arrivare e che al termine delle loro “attività” le riconducono nel posto in cui le avevano prelevate noncuranti di essere osservati dai passanti. Una situazione impossibile da non notare e fonte di preoccupazione nella cittadinanza.

Criminalità beneficiaria. Vittime silenti di un contesto assurdo nel quale spesso le vite di molte di loro si interrompono a causa di malattie sessualmente trasmissibili, di aborti clandestini imposti o per mano degli stessi sfruttatori che le massacrano di botte insoddisfatti dei risultati. Un fenomeno che sicuramente cela dietro di sè la mano della criminalità e gli interessi dei clan che con prostituzione e spaccio alimentano le casse dei propri guadagni. Un fenomeno dilagante che merita di essere approfondito e combattuto, in primis, per le migliaia di donne vittime di sfruttamento e mercificazione che, con gli occhi tristi, passeggiano per le vie della città e senza parole ma  con le sole pupille trasmettono il loro urlo d’aiuto.

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