Cronaca

‘Ndrangheta in Piemonte, omicidio Romeo: confermata l’assoluzione per Domenico Marando

La faida iniziò con l'omicidio di Francesco Marando risalente al 1996

Il delitto, secondo la Dda di Torino, sarebbe stato l’ultimo episodio di una cruenta faida tra le famiglie calabresi dei Marando e degli Stefanelli, iniziata con l’omicidio di Francesco Marando, il cui cadavere, il 3 maggio del 1996, è stato rinvenuto carbonizzato in Val di Susa; proseguita nel giugno del 1997, con il triplice omicidio, in Volpiano, di due componenti della famiglia degli Stefanelli e del loro guardaspalle Francesco Mancuso; e quindi, il 30 gennaio del 1998, con l’omicidio dell’odontotecnico Roberto Romeo, presente all’esterno dell’abitazione dove era stata consumata la strage, e che in quella occasione era riuscito a sfuggire alla furia omicida dei killers.




Per quest’ultimo delitto, l’esecutore materiale era stato individuato in Antonio Spagnolo, presunto boss di Ciminà che avrebbe agito su mandato dei Marando, e la cui posizione è ancora sub Iudice, essendo stato assolto in appello, con sentenza poi annullata con rinvio dalla Cassazione.
Marando Domenico, in qualità di mandante, era stato invece condannato in primo e secondo grado, ma la Corte di Cassazione, accogliendo il ricorso proposto dal difensore, l'avv. Francesco Lojacono, aveva disposto un nuovo processo, ritenendo insufficienti e non riscontrate le dichiarazioni accusatorie rese dai collaboratori Varacalli Rocco e Marando Rocco, quest’ultimo fratello dell’accusato.

Il relativo giudizio di rinvio, nel quale era stato escusso anche il neo collaboratore Domenico Agresta, nipote del Marando e suo ulteriore accusatore, si era concluso con l’assoluzione dell’imputato per non aver commesso il fatto, pronunciata dalla Corte di Assise d’Appello di Torino il 24 maggio del 2017. Nella relativa motivazione, non si escludeva che Agresta avesse potuto accodarsi alle accuse degli altri collaboratori, anch’esse connotate da profili di criticità, per via dei cattivi rapporti che aveva con lo zio, ed allo scopo di ottenere benefici penitenziari.

Quest’ultima sentenza era stata impugnata dalla Procura Generale torinese, con atto di ricorso a firma del Procuratore Capo dott. Saluzzo, ma la Corte di Cassazione, in data odierna, accogliendo ancora una volta le richieste della difesa, rappresentata dall’Avv. Lojacono, ha chiuso il cerchio, confermando le valutazioni operate dalla Corte d’Assise d’Appello di Torino e rendendo definitiva l’assoluzione di Marando Domenico.

Si vedrà nel prossimo futuro che incidenza avrà tale esito sui processi ancora in corso, accomunati da una piattaforma probatoria costituita dalle dichiarazioni accusatorie dei medesimi collaboratori di giustizia: quello sullo stesso omicidio Romeo a carico di Spagnolo Antonio; quello sul triplice omicidio Stefanelli/Mancuso; quello sul processo c.d. “Minotauro” a carico di Marando Rosario; quello pendente in Calabria sulla c.d. “faida di Platì” tra le famiglie dei Marando e dei Trimboli.

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