Cronaca

Tentata estorsione, pena rideterminata per due medici lametini

La Corte d’appello ha rideterminato le pene dei fratelli Cristiano e di un loro paziente coinvolti in un complesso piano di persecuzione nei confronti del suocero di uno dei due medici

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È giunta a conclusione l’intricata storia giudiziaria che ha avuto ad oggetto due medici calabresi, che vivevano da anni a Firenze, accusati di tentata estorsione, stalking e violenza con l'aggravante del metodo mafioso, nei confronti della famiglia Cianci di Reggio Calabria, famiglia della moglie di uno dei due medici  Renato Cristiano. Proprio Renato Cristiano, sarebbe stato l’ideatore di una serie di atti persecutori nei confronti della famiglia della moglie con l’aiuto del  fratello Maurizio, e di un paziente Frajia. Per questi atti  Renato e Maurizio Cristiano furono arrestato assieme  al Frajia, quest'ultimo ritenuto dagli inquirenti esecutore delle condotte ordinate da Renato Cristiano. Frajia, secondo le accuse,  avrebbe effettuato delle telefonate anonime alla famiglia Cianci, proprietari di una farmacia,  intimando loro di pagare per avere tranquillità.




Da qui la contestazione dei reati di tentata estorsione, stalking e violenza privata, con l'aggravante della mafiosità, essendo stato ritenuto che il metodo utilizzato fosse tipicamente mafioso. Perciò sia i fratelli Cristiano che il Frajia sono stati sottoposti a custodia cautelare nel settembre 2016. Nel processo di primo grado in abbreviato gli imputati furono condannati alla pena di cinque anni e otto mesi di reclusione oltre al risarcimento dei danni a favore delle costituite parti civili.

Nella giornata di ieri il processo è stato celebrato in secondo grado e la Corte di Appello di Reggio Calabria, ha considerato insussistenti sia la tentata estorsione, che  l'aggravante della mafiosità, riconsiderando i fatti come atti persecutori con il mezzo del telefono, rideterminando la pena per Maurizio Cristiano in un anno e sei mesi di reclusione e per Frajia in un anno e quattro mesi di reclusione, concedendo ad entrambi la sospensione condizionale della pena e la non menzione sul certificato penale. Anche per Renato Cristiano, ritenuto l'ideatore  ed istigatore di tutto, il fatto è stato qualificato come atto persecutorio reiterato e la condanna è stata di due anni e quattro mesi di reclusione. (f.t)

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