Cronaca

Scomparsa di Francesco Vangeli, lo strazio della mamma: “Vorrei svegliarmi da questo incubo”

Il giovane vibonese svanito nel nulla lo scorso 10 ottobre, probabilmente vittima innocente di "lupara bianca"

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Perdere un figlio è come se ti strappassero una parte del cuore. Perderlo in circostanze misteriose ti amplifica il dolore perché, pur se ancora speri di poterlo riabbracciare vivo, cominci a realizzare che probabilmente così non sarà e che non avrai nemmeno una tomba su cui piangerlo. Elsa Tavella è la madre di Francesco Vangeli, il giovane 26enne scomparso nel nulla lo scorso 10 ottobre, con tutta probabilità vittima di lupara bianca. Il suo strazio ha commosso tutta una comunità, quella di Scaliti, che si è stretta intorno alla famiglia. Domani sera alle 20, infatti, è prevista una veglia di preghiera e una successiva fiaccolata.




Il messaggio della mamma. “Il dolore – ha scritto la mamma su Facebook - sottrae violentemente il desiderio di continuare a vivere e ci scaraventa in una stanza buia e senza finestre in cui non riusciamo nemmeno a percepire il nostro stesso respiro. È una battuta d’arresto che irrompe violentemente e, quando giunge, spesso senza alcun preavviso, inizialmente sembra non stia succedendo a noi. Ci si sente spettatori della vita di un’altra persona, di un altro te. Pensi che presto qualcuno verrà a dirti che si è trattato solo di un incubo. Ma ciò non accade. E con la consapevolezza che invece sei tu il protagonista di quella tragedia comincia un processo di annientamento dei sogni che hanno accompagnato fino a quel momento la tua vita. Svanisce ogni certezza e in pochi istanti svela spietatamente la precarietà delle nostre convinzioni. Crollano le certezze. E pensi di non essere in grado di sopportare quel gravoso fardello. Ciò che fino a ieri sembrava importante, cessa di avere lo stesso significato quando il dolore irrompe nella tua vita. Grande o piccolo che sia, il dolore muta la vita di una persona. Per sempre. Ma ciò non avviene subito. Un grande dolore può demolire le più ferree certezze di un essere umano, anche nel più forte e temprato. In un lutto di proporzioni gigantesche l’urlo inarrestabile interiore ha il sapore di un sasso. Un salto nel vuoto. Pone angosciosi interrogativi. Non si comprende la ragione della sofferenza in un mondo in cui si tende a sfuggire al dolore. Si odia il mondo e ci sembra insensato anche l’essere nati”.

E ancora: “Eppure sappiamo che la vita include anche un retaggio di dolore. Sembra paradossale affermare che proprio nell’incontro con quel terribile turbamento si può trovare un legame con il nostro impeto vitale. Il dolore può riuscire a farci scoprire quanta forza, sconosciuta anche a se stessi, vi sia dentro di noi. Ed anche se le ferite inflitte da profondi dolori saranno sempre presenti ogni attimo della nostra vita, nel momento stesso in cui cessiamo di annientare tutte le nostre risorse per rifiutare noi stessi, può aver inizio la rinascita. E si cambia. In peggio o in meglio, ma si cambia. In fondo la vita stessa è una trasformazione continua. È la stessa Natura ad insegnarcelo. La stessa arte riesce a sublimare il dolore. E anche se dopo un grande dolore non si è più la stessa persona di ieri, ci si rimette in gioco. Nel misterioso e spesso crudele gioco della vita”.

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