Cronaca

Vibo maglia nera in Italia per omicidi e le telecamere di videosorveglianza restano spente

Aumentano reati e fatti di sangue, ma la città resta al buio con impianti di videosorveglianza fuori uso. Il progetto per rimetterli in funzione e potenziali c'è ma è fermo tra rimpalli di responsabilità

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Non è solo la percezione a dirlo, adesso c'è anche una statistica che lo conferma. Vibo Valentia è in Calabria la provincia con più reati commessi e denunciati nel 2017. Si pone al 51mo posto nazionale con 3.276,79 reati ogni 100 mila abitanti, in calo del 3% rispetto al 2016. E' quanto emerge dall'Indice della criminalità elaborato dal Sole 24 Ore su dati forniti dal Ministero dell'Interno relativi al 2017. A seguire si trova Catanzaro (55ma con 3.217,09 in deciso calo, -11%). In 69ma posizione c'e' Reggio Calabria (3.021,89 reati, -1%), al 78mo Crotone (2.885,28, +6%) e 82ma Cosenza (2.832,36, -4%).




Maglia nera. Ma Vibo è soprattutto maglia nera a livello nazionale per omicidi, 15,5 ogni 100 mila abitanti, con un incremento del 127%; al quarto posto Crotone con 6,3 delitti, gli stessi del 2016. Non si contano poi i mezzi dati alle fiamme, le intimidazioni (non tutte denunciate), le sparatorie in pieno giorno, persino al cimitero. Insomma, l'omicidio consumato all'ora di pranzo di domenica a Piscopio è stato solo l'ultimo di una serie di episodi di cronaca che rendono Vibo e la sua provincia pressoché invivibile ed il rischio.

Una città al buio. Basterà tutto questo per riportare sotto la lente degli addetti ai lavori la necessità di riattivare le telecamere quantomeno in città e nelle sue frazioni, almeno sulle arterie principali o nei punti strategici dei centri abitati? A Piscopio, teatro dell'ultimo fatto di sangue, carabinieri e polizia che indagano congiuntamente sull'omicidio di Massimo Ripepi avrebbero avuto la situazione più chiara con una sistema di videosorveglianza cittadina funzionante.

Il progetto c'è, le telecamere ancora no. D'altronde, un progetto esiste, eppure un bando di gara, aggiudicato alla Telecom. Si tratta del progetto del Ministero dell'Interno nell'ambito del Pon sicurezza che prima o poi dovrebbe divenire realtà. Ma intanto si continua ad indugiare tra rimpalli di responsabilità. E la città con le sue frazioni rimangono al buio per due ragioni di fondo: in primo luogo perché gli impianti di videosorveglianza presenti sono fuori uso da molto tempo; in seconda istanza, per la lentezza di mettere a punto un progetto di riattivazione e rafforzamento del sistema di videosorveglianza, gestito dal Ministero dell'Interno, ma nel quale anche il Comune potrebbe avere un ruolo non secondario. Non a caso il sindaco ha confermato la volontà di reperire risorse che consentano di attivare le telecamere nei punti del centro abitato al momento sguarniti: vale a dire, nella zona di Moderata Durant, nei pressi del teatro, sulla strada per San Gregorio. La cifra da investire potrebbe arrivare fino a 50mila euro. Ma l'emergenza vera al momento è legata al prolungarsi dell'attesa per riattivazione delle apparecchiature esistenti. "Un fatto inaccettabile" ha tuonato Elio Costa, considerato che, ad un anno dall'assegnazione delle risorse ci sono telecamere non funzionanti ed altre ancora da installare. In tutto si dovrebbe arrivare ad avere circa 40 apparecchi da qui a poco tempo che consentirebbero di immortalare molti episodi inquietanti e risolverli in modo decisamente più rapido.

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