Autobomba a Limbadi, i genitori di Matteo Vinci: “Lo Stato non ha fatto nulla per proteggere nostro figlio”

Rosaria Scarpulla è stata ospite della quinta edizione del Premio Caposuvero alla Torre dei Cavalieri di Gizzeria insieme al marito Francesco di 42 anni, scampato all’attentato

Scarpulla-caposuvero

"Lo Stato non ha fatto niente per proteggere Matteo. Mio figlio era laureato eppure non riusciva a trovare la sua giusta collocazione professionale. Ha lavorato gratuitamente, e noi lo abbiamo sostenuto economicamente. Molta gente piange la miseria, la fame. Allo Stato dico di scendere dal piedistallo e di stare vicino alla gente: solo così chi ci governa può comprendere i nostri problemi". E' quanto dichiarato da Rosaria Scarpulla, la madre del biologo Matteo Vinci ucciso il 9 aprile scorso a Limbadi, con una bomba nella sua auto. La donna è stata ospite della quinta edizione del Premio Caposuvero alla Torre dei Cavalieri di Gizzeria insieme al marito Francesco di 42 anni, scampato all’attentato in cui è rimasto vittima Matteo.




I due coniugi sono stati accompagnati dal loro avvocato Giuseppe De Pace. "Chiediamo giustizia per Matteo – ha detto l’avvocato durante la manifestazione – in questi mesi abbiamo potuto scoprire quante resistenze ci sono ancora all’interno dell’apparato statale. Per combattere la mafia bisogna conoscerla, studiarla. Dopo l’assassinio di Matteo la famiglia Vinci è stata lasciata da sola. Da parte delle istituzioni c’è stata sciatteria. Non possiamo limitarci a manifestare il dolore che ci tocca solo in maniera epidermica". A consegnare il premio Caposuvero all’avvocato ed una targa ricordo ai genitori di Matteo è stato Mario Tassone, il quale ha ribadito: "Lo Stato siamo noi. Abbiamo tutti una responsabilità da portare avanti e quindi bisogna reagire e mobilitarsi".

La manifestazione organizzata dalla Pro Loco di Gizzeria, ha registrato la presenza del giornalista mass mediologo Klaus Davi. "Sono rimasto colpito da questa terra, dalla sua storia, dalle sue contraddizioni – ha detto Davi -. Questa è una regione che non può rimanere sotto scacco per colpa di quattro delinquenti. Durante i servizi che ho fatto, a volte, ho avuto paura ma proprio non posso accettare che dei criminali rovinino la loro stessa terra". Il giornalista ha confermato la volontà di volersi candidare a sindaco di San Luca. "So che non sarà una passeggiata – ha commentato – ma non me ne importa niente. Voglio farlo".

Alla manifestazione hanno partecipato anche Martino Ceravolo, papà di Filippo ucciso all’età di 19 anni a Soriano Calabro, vittima innocente di mafia, ed il capo della Protezione civile regionale Carlo Tansi.

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