Cronaca

Oltre 89mila piante di canapa coltivate in venti serre a Pizzo: sette arresti

Operazione della guardia di finanza di Vibo e maxi sequestro di marijuana. Smantellato un business che avrebbe fruttato venti milioni di euro. In manette due italiani e cinque africani

Nella tarda serata del 12 giugno, i militari della Compagnia della guardia di finanza di Vibo Valentia, all’esito di una mirata e scrupolosa attività di intelligence finalizzata al contrasto del fenomeno dell’illecita coltivazione di sostanze stupefacenti, hanno individuato, nel Comune di Pizzo Calabro, una vastissima piantagione di marijuana, della qualità notoriamente conosciuta come “skunk”. La coltivazione, effettuata in 20 serre ed insistente su un appezzamento di terreno di oltre un ettaro, interessava un totale di 89.624 piante di varie altezza, gran parte delle quali già giunte a fioritura e, pertanto, pronte per essere sottoposte alla successiva fase di essiccazione.




Sette arresti Al momento del massiccio blitz operato dalle Fiamme Gialle sono state sorprese sette persone intente a coltivare parte delle innumerevoli piante. I soggetti, G.D. cl. 1975, cittadino italiano; P.M. cl.1984, cittadino italiano; D.T. cl. 1994, originario del Mali; B.A. cl. 1994, originario della Guinea; T. M. cl. 1986, K.B. cl.1985 e T.S. cl. 1983 (gli ultimi tre tutti originari della Costa d’Avorio) sono stati tratti in arresto in flagranza di reato e associati alla Casa Circondariale di Vibo Valentia.

Operazione "Cannabis Farm". Oltre alle 20 serre già in coltura, è stata rilevata l’esistenza di un’estesa area già predisposta per l’impianto di ulteriori 3200 piante, posizionate in vivaio in appositi contenitori di polistirolo. Ed invero, quella scoperta dalla Guardia di Finanza di Vibo Valentia è apparsa sin da subito una vera e propria azienda agricola, estremamente strutturata e munita di ogni elemento produttivo necessario per la coltivazione e la successiva distribuzione dello stupefacente: teli, mezzi, utensili, un capillare ed ingegnoso sistema di irrigazione automatico, aeratori, un allaccio abusivo alla rete elettrica pubblica, buste, bilance di precisione e, last but not least, ben 5 braccianti di nazionalità extraeuropea, regolarmente pagati per lo svolgimento delle mansioni loro affidate. In prossimità della piantagione i militari hanno scoperto anche l’esistenza di una casa colonica che, formalmente disabitata, era in realtà adibita sia allo stoccaggio e all’essiccazione della marijuana sia a modulo abitativo per gli addetti agli illeciti lavori.




Business da 20 milioni di euro. I finanzieri vibonesi, in esecuzione di quanto prontamente disposto dal pm. di turno alla Procura della Repubblica di Vibo Valentia, Benedetta Callea, tempestivamente informata della scoperta, hanno proceduto all’arresto dei sette soggetti individuati in loco ed al sequestro dell’intera piantagione, di un ingente quantitativo di stupefacente già essiccato e di tutta l’attrezzatura scovata all’esito delle approfondite attività di perquisizione eseguite. L’autoritàgGiudiziaria ha disposto, inoltre, previa opportuna campionatura, l’estirpazione delle piante di canapa indiana e l’immediata distruzione. Le coltivazioni, a fioritura completa, avrebbero prodotto circa 8 tonnellate di marijuana. Lo stupefacente, una volta essiccato ed immesso sul mercato, avrebbe fruttato un profitto, sul mercato illegale, pari ad almeno 20 milioni di euro. Un duro colpo inferto dalla Compagnia della guardia di finanza di Vibo Valentia a quella che rappresenta, ad oggi, una delle più fruttifere forme di business della criminalità calabrese. Le indagini delle Fiamme Gialle, dirette dal sostituto procuratore Benedetta Calleea, sono ancora in corso di esecuzione al fine di accertare eventuali ulteriori responsabili nell’attività illecita in rassegna.

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