Cronaca

Sparatoria a Nicotera, tutti gli obiettivi dell’assassino: “Volevo vendicare mio fratello”

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Fermo convalidato per Francesco Giuseppe Olivieri, l’uomo che ha ucciso due persone seminando il panico tra la gente di Nicotera e Limbadi

Rimarrà in carcere, come era facile immaginare, Francesco Giuseppe Olivieri, l’uomo che per vendetta ha ucciso due persone ferendone altrettante sabato scorso, tra Nicotera e Limbadi. Il fermo è stato convalidato dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Valentia Gabriella Lupoli. 

Le ammissioni. In sede di interrogatorio, infatti, l’assassino ha ammesso tutti gli addebiti spiegando, “lucidamente e dettagliatamente”, scrive il giudice, “come tutte le azioni risalgano ad una fredda pianificazione, sorretta per lo più da spirito vendicativo a seguito della morte del fratello, ucciso nel 1997. Quell’omicidio era stato preceduto da un altro agguato mortale teso al figlio di una delle vittime di sabato scorso, Giuseppa Mollese, assassinato nel 1995. 

Il tragitto. L’uomo ha spiegato che quel giorno si muoveva – armato di un fucile e munito di trenta cartucce che via via ricaricava nell’arma – anzitutto alla ricerca di Francesco Timpano “e non trovandolo si portava presso un autolavaggio dove si trovava la macchina del figlio, intenzionato a danneggiarla ma dissuaso dal titolare”.  Subito dopo, si sarebbe recata nell’abitazione “che pure colpiva in più punti”.  Ha ammesso di non aver freddato Pantaleone TImpano, nascosto nel bagno del bar Godino di Limbadi, “solo perchè non lo conosceva e non era certo che appartenesse ai Timpano”. 

Da Limbadi a Nicotera. A quel punto, l’uomo si dirigeva a Nicotera. E giunto presso l’abitazione di Michele Valerioti, ha raccontato che “lo ha freddato sul balcone con due colpi esplosi da distanza ravvicinata, provando massima soddisfazione”.

Altri bersagli. Nel frattempo, l’assassino ha chiarito di aver sparato “al negozio di abbigliamento “Capriccio” perchè il suo proprietario è antipatico” e all’auto di Nicola Taccone “perchè abusa della zona antistante la sua abitazione”. Non ha esitato a rimarcare, Olivieri, che si prefiggeva di uccidere il dott. Francesco Pagano, “reo di non aver curato bene il fratello Alessandro” e Fortunato Galati “partecipe all’imboscata tesa al fratello Mario” ed altre due persone di spessore. Di queste, la prima veniva risparmiata perchè gravemente malata. La seconda, invece, sarebbe finita nel mirino dell’omicida perchè “lo aveva accusato ingiustamente di furto e gli aveva rotto il dito”. 

La convalida. Da qui la necessità di “pressanti esigenze di custodia cautelare, essendo evidente – ha scritto il gip – che l’indagato sia persona rancorosa, vendicativa e priva di scrupoli, incline a metodi sbrigativi e violenti volti a risolvere conflittualità e contrarietà interpersonali”.  (t.f.)