Cronaca

Resta libero il boss Luigi Mancuso, arriva il verdetto della Cassazione

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Pertanto l’uomo ritenuto ai vertici del clan di Limbadi potrà affrontare il processo che lo vede imputato senza alcuna misura

La Suprema Corte di Cassazione (Prima Sezione Penale) all’udienza del 24 aprile scorso, ha accolto il ricorso proposto dagli avvocati Giancarlo Pittelli e Francesco Sabatino, difensori di fiducia del boss Luigi Mancuso, ritenuto ai vertici dell’omonimo clan di Limbadi. I Giudici della Suprema Corte hanno annullato senza rinvio la decisione con la quale il Tribunale del Riesame di Catanzaro aveva disposto l’applicazione della misura cautelare nei confronti del Mancuso, arrestato il 12 agosto 2017 a Nicotera dopo un lungo periodo di latitanza.
Il Tribunale di Vibo Valentia, in accoglimento della richieste degli avvocati Sabatino e Pittelli, aveva disposto l’immediata scarcerazione con provvedimento che era stato immediatamente impugnato dalla Procura di Vibo Valentia e con il successivo accoglimento da parte del Riesame di Catanzaro.

L’eventuale rigetto del ricorso avrebbe determinato l’arresto del boss, ma l’annullamento senza rinvio della decisione ha confermato la correttezza dell’operato del Tribunale di Vibo Valentia.

Il boss Luigi Mancuso ha riacquistato la libertà nel 2012 dopo quasi vent’anni di carcere duro al 41 bis ed in seguito si è reso per alcuni anni irreperibile sottraendosi alla misura di prevenzione della Sorveglianza Speciale di P.S. Detta misura originariamente estesa a 5 anni è stata ridotta dalla Corte d’Appello di Catanzaro a 3 anni e di recente revocata dal Tribunale di Vibo Valentia. Pertanto Mancuso potrà affrontare il processo che lo vede imputato a piede libero e senza alcuna misura.

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