Cronaca

Maxi frode fiscale, fatture false e funzionari pubblici “corrotti”: 17 arresti tra Calabria e Veneto (NOMI)

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Sequestrati beni per 12 milioni di euro e accertate evasioni per circa 5,6 milioni. Al centro delle indagini un imprenditore di Melissa trasferito a Verona. In manette anche due dipendenti pubblici

Cinque persone in carcere, altre dodici ai domiciliari, beni per un valore di circa 12 milioni sequestrati e tre società sottoposte ad amministrazione giudiziaria. Sono i numeri dell’operazione Ciclope messa a segno dalla guardia di finanza tra il Crotonese ed il Veronese, più precisamente tra Cutro, Isola Capo Rizzuto, Rocca di Neto in Calabria; Belfiore e Cologna in Veneto. Tra le persone colpite dalle misure cautelari emesse dal Tribunale pitagorico ci sono anche due dipendenti pubblici. Le indagini avrebbero consentito di smantellare quella che viene definita come “un’agguerrita associazione” che effettuava delle frodi fiscali e il riciclaggio dei relativi profitti del reato. Secondo gli investigatori sarebbero stati infatti sottratti al fisco quasi 5,6 milioni di euro fra Ires, Iva ed Irap.

I nomi. Per l’accusa l’associazione a delinquere sarebbe stata costituita, promossa e organizzata da Antonio Aversa De Fazio (arrestato), imprenditore 56enne di Melissa da tempo trasferitosi a Belfiore (nel Veronese), dove ha intrapreso un’importante attività nel settore del commercio di inerti e dell’autotrasporto. De Fazio avrebbe mantenuto degli stretti legami con il suo territorio d’origine, tant’è che dell’organizzazione farebbe parte anche la sua “longa manus cutrese”, ovvero Alfredo Minervino, 56enne ritenuto il promotore e organizzatore, con compiti di reclutamento dei sodali. In carcere sono finite poi altre tre persone anch’esse di Cutro: Raffaele Tucci, 41 anni; Rocco Arena (47) e Vincenzo Migale (41). Ai domiciliari, invece, Domenico Arena, (49enne fratello di Rocco), Ferdinando Menzà (60), Franco Muto Caterisano (40), Pasquale Macrì (48), Francesco Maggiore (49), tutti cutresi e accusati di aver riciclato gli importi ottenuti con le fatture false. Agli arresti, anche, Giuseppe Martino (40enne di Cutro), Giovanni e Giuseppe Pizzimenti (rispettivamente di 30 e 40 e l’ultimo già detenuto nell’ambito della nota operazione antimafia “Stige”) e Salvatore Nicastro (47 anni), questi ultimi di Isola Capo Rizzuto. A tutti viene contestata l’emissione di fatture false da parte delle ditte e società a loro riconducibili.

I dipendenti comunali. Domiciliari anche per due funzionari del Comune di Cutro ai quali viene contestato il reato di corruzione. Si tratta di Giovanni Della Rovere, 64 anni; e Renato Domenico, 65 anni.

Gli appalti. Le indagini sono partire nel marzo del 2015, con una attività di analisi svolta sulle segnalazioni inviate alla Guardia di Finanza di Crotone dai colleghi scaligeri e su una nutrita serie di segnalazioni per operazioni sospette, le cosiddette “Sos”, giunte da parte di banche o di intermediari finanziari. Gli investigatori hanno attivato così delle intercettazioni telefoniche che avrebbero consentito di scoprire l’esistenza di una “radicata associazione a delinquere”, che avrebbe avuto lo scopo di realizzare degli ingenti risparmi di imposta attraverso l’emissione e l’utilizzo di fatture false, riciclandone, poi, i proventi. Durante le indagini sono stati acquisiti elementi ritenuti “inconfutabili” sulla presunta violazione della normativa sui sub appalti e sulla corruzione di due funzionari pubblici del Comune di Cutro che, secondo gli inquirenti, per favorire un imprenditore locale, avrebbero disposto il pagamento dei lavori da questo effettuati, ricevendo in cambio delle regalie.

Il modus operandi. Gli investigatori sottolineano come l’attività avesse previsto, principalmente, tre fasi. Nella prima, Aversa De Fazio, come amministratore delle aziende Euro Inerti, Aversa, Autotrasporti Aversa De Fazio e A.D.F., avrebbe impartito disposizioni a Alfredo Minervino – suo referente sul territorio di Cutro – per predisporre delle fatture false da far emettere nei confronti delle sue società, così da aumentare fittiziamente i costi e creare un indebito credito Iva. In una seconda fase, Minervino avrebbe creato delle società cosiddette “cartiere”, intestate a se stesso o a soggetti ritenuti compiacenti ed appositamente reclutati, con il solo fine di emettere le fatture a favore delle società riconducibili all’imprenditore. Infine, una volta che le aziende avessero ricevuto i pagamenti per le false fatture, il denaro sarebbe stato fatto sparire con dei prelevamenti per cassa, bonifici o assegni da parte di soggetti “riciclatori” e sempre su disposizione di Minervino.

Il sequestro. Le fiamme gialle hanno sottoposto a sequestro 114 fra camion, rimorchi e autoveicoli, 18 unità immobiliari, 33 fra conti correnti, conti deposito, polizze, conti gestione portafoglio, certificati di deposito, conti gestione risparmio, per un valore equivalente al presunto profitto dei reati fiscali e delle somme che si ritiene siano state riciclate: il tutto per un ammontare di circa 12 milioni complessivi.

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