Cronaca

Faida a Mileto, arrestati mandanti ed esecutori degli omicidi Mesiano e Corigliano. Dodici indagati (NOMI)

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I dettagli dell’inchiesta condotta dai carabinieri del Comando provinciale di Vibo Valentia e i particolari sugli agguati costati la vita a Giuseppe Mesiano e Antonio Angelo Corigliano

di MIMMO FAMULARO

Fa luce su due omicidi commessi nel 2013 a Mileto l’operazione condotta all’alba di oggi dai carabinieri del Comando provinciale di Vibo Valentia che hanno agito sotto il coordinamento della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro. Un’inchiesta partita dall’agguato che costò la vita a Giuseppe Mesiano, il 60enne panificatore di Calabrò di Mileto, assassinato a colpi d’arma da fuoco il 18 luglio del 2013. E sarebbe proprio una risposta a questo omicidio l’altro fatto di sangue consumato qualche settimana dopo, sempre a Mileto, in pieno centro ed in pieno giorno. Altro agguato e altro morto: Antonio Angelo Corigliano, 30 anni. Due omicidi che si inquadrerebbero all’interno di una vera e propria faida: da una parte la famiglia Mesiano, dall’altra quella dei Corigliano. Movente dei due delitti i contrasti tra le due famiglie iniziati per la mancata fornitura del pane, prodotto dal panificio dei Mesiano ad un supermercato di proprietà di alcuni familiari dei Corigliano. 

I nomi. Cinque le ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dal gip del Tribunale di Catanzaro al culmine di un’inchiesta che si è avvalsa anche delle dichiarazioni della collaboratrice di giustizia Oksana Verman, l’amante di Salvatore Pititto, arrestata nell’ambito dell’operazione Stammer. In carcere sono quindi finiti Giuseppe Corigliano, 80 anni; Francesco Mesiano, detto Franco, 45 anni; suo cognato Vincenzo Corso, detto Enzo, 45 anni, anche lui di Mileto; Gaetano Elia, 51 anni; Giuseppe Ventrici, 41 anni. Nella stessa inchiesta risultano indagati nomi di spicco della criminalità organizzata della zona come i cugini Salvatore e Pasquale Pititto, già detenuti perché coinvolti nell’ambito dell’operazione “Stammer”. Sul registro degli indagati anche Rocco Iannello, 43 anni; Domenico Iannello 41 anni; Mariangela Mesiano, detta Angela, 39 anni e Antonio Salvatore Mesiano, detto Antonello, 30 anni anche lui di Mileto.

Il movente della faida. All’origine di tutto ci sarebbero stati gli attriti tra le due famiglie. In particolare, secondo quanto emerge dall’ordinanza di custodia cautelare, Mesiano avrebbero chiesto ad Angelo Corigliano di partecipare ad un atto intimidatorio contro alcuni familiari dello stesso Corigliano titolari di un supermercato di Ricadi e che avevano interrotto la fornitura di pane dal panificio dei Mesiano. Al rifiuto, è seguito l’incendio del portone di casa di Angelo Corigliano il quale con il padre Giuseppe avrebbe reagito uccidendo il 17 luglio 2013 Giuseppe Mesiano, titolare del panificio. In un summit di ‘ndrangheta presieduto dai cugini Pasquale e Salvatore Pititto sarebbe stata quindi decisa la vendetta con l’omicidio di Angelo Corigliano, ucciso il 20 agosto 2013. Il delitto sarebbe stato fortemente chiesto da Franco Mesiano (in libertà dopo aver scontato la pena per l’omicidio del piccolo Nicholas Green) per vendicare il padre.

L’omicidio Mesiano. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti a commettere l’omicidio di Giuseppe Mesiano sarebbero stati Giuseppe Corigliano e il figlio Angelo Antonio (poi assassinato). Mesiano è stato colpito mortalmente al dorso, al collo e alla testa con sette proiettili esplosi al suo indirizzo da una pistola semiautomatica. Un omicidio che i Corigliano avrebbero pianificato in seguito al danneggiamento del portone dell’abitazione familiare compiuto da Rocco Iannello su commissione – scrivono i carabinieri – di Francesco Mesiano.

L’omicidio Corigliano. Un paio di settimane dopo i Mesiano avrebbero risposto uccidendo in pieno centro a Mileto proprio Angelo Antonio Mesiano, assassinato nei pressi di un bar con numerosi colpi di pistola che lo hanno attinto in diverse parti del corpo. Mandante dell’omicidio sarebbe Francesco Mesiano. Per l’accusa l’organizzatore delle fasi preliminari ed esecutive sarebbe stato Pasquale Pititto mentre a compiere materialmente l’agguato sarebbero stati Salvatore Pititto e Domenico Iannello. Al fatto si sangue avrebbe partecipato anche Vincenzo Corso, considerato il braccio destro di Franco Mesiano, incaricato di presidiare i luoghi prescelti per la consumazione del delitto, nonché monitorare la vittima designata. Nell’inchiesta finiscono anche Giuseppe Ventrice e Gaetano Elia. Il primo quale titolare della ditta di autotrasporti ed effettivo utilizzatore dell’impianto di videosorveglianza installato in un magazzino di Mileto; il secondo quale tecnico installatore e addetto alla manutenzione dell’impianto. Su richiesta di Franco Mesiano e Vincenzo Corso avrebbero fornito loro il dvd contenente le registrazioni delle immagini dei responsabili dell’omicidio di Giuseppe Mesiano che il 17 luglio del 2013 erano passati proprio dinnanzi al magazzino per dirigersi sul luogo del delitto.

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