Cronaca

Giallo sull’omicidio di Bruno Lazzaro nel Vibonese, forse accoltellato al culmine di una lite

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Il giovane è morto dissanguato in ospedale e le modalità del ferimento sembrano escludere l’ipotesi della criminalità organizzata, ma la versione fornita dal cugino non convince i carabinieri

di MIMMO FAMULARO

Un altro omicidio ha insanguinato le Preserre vibonesi, terra di ‘ndrangheta e di una cruenta guerra di mafia che da anni vede contrapposti due diversi gruppi: i Loielo da una parte, gli Emanuele dall’altra. In una terra insanguinata dalle bombe piazzate sotto le auto, dai colpi di lupara e di kalashnikov, domenica scorsa il 27enne Bruno Lazzaro è morto per una coltellata, dissanguato dopo una “zaccagnata” che gli ha trafitto il fianco destro, forse toccando in maniera irreparabile il fegato. Una delitto misterioso e dalle modalità un pò strane per il modus operandi dei feroci clan che operano in una delle zone più calde e ad alta densità mafiosa del Vibonese. Particolare e particolari che fanno riflettere i carabinieri del Nucleo investigativo di Vibo e della Compagnia di Serra San Bruno, i quali da domenica sera stanno cercando di fare luce su quanto accaduto poco dopo le 18 sulla strada statale 182, all’altezza di una piazzola tra Sorianello e località Savini.

L’omicidio. Bruno Lazzaro è stato ferito da un fendente al fianco scagliato proprio in questa zona delle Preserre vibonesi tra le 18 e le 18.30. Si era allontanato da casa poco prima per andare a fare un giro a Savini insieme ad un congiunto che, al momento del ferimento, sarebbe stato con lui in macchina, una Fiat Panda. Secondo quanto riferito ai carabinieri dal giovane cugino della vittima (testimone oculare del ferimento) i due erano a bordo dell’auto quando sarebbero stati tamponati da un altro mezzo. Un incidente che avrebbe scatenato un diverbio con alcuni romeni, uno dei quali avrebbe quindi colpito all’addome Lazzaro. Ai militari, però, non sono state fornite altre indicazioni circa la generalità dei misteriosi aggressori, né elementi utili alla loro identificazione. Sanguinante, Lazzaro è stato quindi trasportato in un’abitazione vicina dove sono stati allertati i soccorsi e si è atteso l’arrivo dell’ambulanza da Serra San Bruno. Il ragazzo è stato quindi trasferito in codice rosso in ospedale a Vibo dove è morto poco dopo il suo arrivo.

L’arma del delitto. Sul luogo della presunta aggressione sono stati effettuati una serie di sopralluoghi. Ovviamente nessuna traccia del coltello o dell’oggetto che ha ferito mortalmente il 27enne di Sorianello. La Procura di Vibo che coordina le indagini ha disposto il sequestro dell’autovettura.

L’autopsia. Le indagini vanno avanti in modo serrato e molte risposte ai tanti interrogativi degli inquirenti potrebbero arrivare dall’esame autoptico che verrà ufficialmente conferito nelle prossime ore ed eseguito nella giornata di domani.

Il profilo della vittima. Bruno Lazzaro aveva 27 anni, viveva a Sorianello e aveva alle spalle qualche precedente per armi e stupefacenti. Era il nipote di Salvatore Inzillo, ucciso in un agguanto lo scorso 21 giugno e ritenuto vicino agli Emanuele. Un Inzillo è la mamma della vittima, Viola, arrestata un paio di mesi fa dai carabinieri e subito rilasciata in attesa di processo in seguito ad una perquisizione domiciliare nel corso della quale era stato trovato un fucile in un’abitazione nella sua disponibilità.

Il movente. Resta sconosciuta l’identità del cugino che era con lui in auto e che ha raccontato ai carabinieri della presunta aggressione da parte di alcuni romeni. Una versione che sembra però non convincere gli inquirenti, i quali tuttavia tendono a non tralasciare alcuna pista, compresa quella di una lite degenerata in tragedia. Non necessariamente con dei romeni. Forse un chiarimento non andato a buon fine con qualcuno. Di quanto avvenuto è stata informata – atto dovuto – la Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro che segue il caso con particolare attenzione. Per il momento, però, la faida resta sullo sfondo anche se non è escluso che l’omicidio possa essere maturato in un contesto di ‘ndrangheta.

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