Cronaca

STORIE | Quel 15 febbraio del 2010, la frana di Maierato: “Così la collina venne giù” (VIDEO)

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Maurizio Bonanno e Patrizia Venturino, gli autori dello straordinario reportage che fece il giro del mondo, raccontano la storia di un fantastico scoop 

di MAURIZIO BONANNO*

“Correte… correte…”. La voce è rotta dall’emozione, il grido è come un appello disperato mentre tutto intorno si muove ad una velocità innaturale, accelerata. Il vocio della gente mescola insieme stupore, incredulità, paura, forse anche rabbia, di certo sbigottimento, sconcerto. Sono attimi: incredibili, inimmaginabili… stupefacenti. Tutto si muove: si muove la collina che dinanzi ai nostri occhi si sbriciola e, come fosse su di una passerella mobile, scivola a valle con un senso di liquefazione come fosse magma, si muovono le persone che cercano riparo correndo verso una zona più sicura. Tutto si muove, solo la telecamera in mano alla collega Patrizia Venturino, giornalista con il vizio di riprendere direttamente in prima persona gli eventi che racconta, rimane immobile, fissa su quella collina che scende giù con movimento compatto ed inesorabile: è lei che con mano ferma, nonostante il turbinio di avvenimenti che si accavallano in pochi secondi, riesce nella storica impresa di filmare la “liquefazione dell’argilla”, un fenomeno straordinario, come poi diranno gli esperti, che in un attimo si consuma dinanzi ai nostri occhi.

Storia di uno scoop. Siamo stati noi, quel giorno, quel pomeriggio del 15 febbraio del 2010, a filmare in presa diretta un fenomeno unico nel suo genere in Italia; anzi, nell’Europa meridionale. Come spiegato, infatti, dagli esperti qualche giorno dopo l’incredibile evento, fatti simili erano stati riscontrati solo nei paesi scandinavi, mai prima d’ora era stato provato che ciò avvenisse anche nell’Europa del sud, nell’Europa mediterranea.
Così si è consumato quello che in gergo si definisce uno scoop giornalistico.
Sette anni dopo, ancora se ne parla, ancora si cita quella ripresa, quel commento in presa diretta che testimoniò l’emozione di un cronista dinanzi ad un evento non previsto. Ancora oggi è una ripresa cliccatissima sul web, ripresa ed utilizzata in ogni parte del mondo, per l’effetto che fa nel suo impatto visivo. Fu l’inatteso risultato di un mix di casualità, di fortuna professionale, ma anche di perseveranza, di attenzione, di capacità di leggere gli eventi così come all’improvviso esplodono e capire che quello è il momento di non mollare la presa lasciandosi portare dalla notizia, mettendo da parte paure, dubbi, la più piccola delle preoccupazioni. Erano giorni che una pioggia incessante si abbatteva sul territorio vibonese, ormai da tempo troppo fragile dinanzi ad un dissesto geologico che incombe come una maledizione. E quella pioggia incalzante stava flagellando la collina vibonese, con frane e smottamenti che si alternavano un po’ ovunque. Ed allora, il nostro lavoro di cronisti ci portava inevitabilmente in giro tra i luoghi e le genti a raccontare, filmare, testimoniare quanto stava accadendo.

Maierato-frana-2Quel pomeriggio del 15 febbraio 2010. Così è successo quel pomeriggio del 15 febbraio. A fronte del lavoro fatto durante la mattinata, avevamo deciso di dedicare il pomeriggio alla frana di Maierato, anche sulla scorta di quanto ci aveva raccontato il sindaco Sergio Rizzo: al telefono lamentava non poche preoccupazioni per alcuni segnali allarmanti provenienti dalla zona “Pantano”, mai immaginando quegli incredibili eventi che di lì a poco avrebbero trasformato Maierato in un fenomeno mediatico dalle caratteristiche planetarie.
Sì, perché quelle immagini hanno fatto il giro del mondo e tutti hanno potuto assistere ad un evento raro. Eravamo andati – dicevamo – per realizzare il classico servizio e raccontare una frana, una delle tante che rendono difficile, a volte impossibile, in qualche momento drammatica la situazione. Eravamo lì, quando qualcosa di strano ed inimmaginabile comincia a prendere corpo. I primi segnali sono piccole spie, non da tutti percepiti. D’un tratto, ci accorgiamo che un traliccio dell’elettricità, lassù in cima alla collina, viene giù in un attimo: troppo velocemente.

Cosa sta accadendo? Difficile rispondere, difficile spiegare, impossibile prevedere. In quel momento, con Patrizia ci guardiamo negli occhi e in un istante decidiamo: rimaniamo fermi qui, aspettiamo, cerchiamo di capire. E con la telecamera pronta cerchiamo di cogliere ogni segnale rivelatore degli accadimenti. E lasciamo i microfoni aperti per raccogliere in presa diretta ogni piccolo elemento, ogni sospiro che possa raccontare per immagini e suoni ciò che sta per accadere. Nemmeno il tempo di dirlo che la collina dinanzi ai nostri occhi si apre, si sfalda, si sbriciola, si dissolve, si scioglie: come acqua, come magma, come… argilla liquefatta. Patrizia, ipnotizzata da quell’evento imprevisto e straordinario tiene la telecamera fissa su quell’immagine che, attimo dopo attimo, si compone dinanzi a noi in un crescendo indescrivibile. Aggrappata a quella telecamera, quasi per paura di lasciarsi andare al fluire di quella collina che dinanzi ai nostri occhi si sbriciolava, Patrizia riprendeva l’evento, mentre il microfono acceso trasformava la mia meraviglia, il mio stupore, le mie esclamazioni in una vera e propria telecronaca in diretta di quanto stava accadendo. Tutto si è consumato in un attimo. E solo noi a filmare quanto avveniva: incredibile!

Maierato-franaE la collina venne giù. La storia di una collina di argilla che veniva a valle con il fluire liquido come di fiume, con l’incedere determinato come lava, si componeva dinanzi a noi mentre l’obiettivo della telecamera fissava inesorabilmente e per sempre il fenomeno; ed il microfono acceso, con la mia voce, quella del cronista testimone diretto, ne interpretava le emozioni, i turbamenti, le inquietudini ed il dramma di chi di lì a poco sarebbe stato costretto ad abbandonare la sua casa per trasformarsi in un accampato chissà dove e chissà per quanto tempo. Quelle immagini, come era bastato un attimo a memorizzarle, così in un attimo fecero il giro del mondo. Quelle immagini hanno consentito che la frana e con essa l’intera comunità di Maierato fosse al centro dell’attenzione di tutti i media. Sono, siamo orgogliosi di tutto ciò avendo sempre pensato che l’affascinante mestiere di giornalista dovesse essere interpretato come un servizio da offrire alla gente.

Scoop globale. Sin qui nulla di straordinario, sebbene il valore del servizio da noi fatto abbia valicato i confini della Calabria, finanche d’Italia, perché ancora adesso girano per il mondo, viste e riviste continuamente, utilizzate e riutilizzate. Perché sono disponibili in rete e lo sono gratuitamente.
Ed anche questo è bene ricordarlo: noi, nel fare quelle riprese, nel predisporre quel servizio, non abbiamo fatto altro che il nostro lavoro; certo, consapevoli della straordinarietà dell’evento, ma coscienti anche che il nostro guadagno è strettamente legato ai contratti che abbiamo onorato: non vi sono extra, né potrebbero esserci. Certo, è sgradevole scoprire che qualcuno le abbia sfruttate senza neanche informarci (qualcuno, addirittura, attribuendosele). Qualcun’altro ci ha pure definito “fessi” perché non abbiamo sfruttato l’evento per un nostro tornaconto economico, ma è pura sciocchezza solo pensarlo. La vita vera non è fiction, non è un film: la vita vera è la quotidianità, con il suo lavoro che un giorno ti consente di realizzare un servizio sul gattino salvato dal pompiere ed un altro ti offre l’occasione di riprendere una frana spettacolare. Ma è sempre un servizio giornalistico che hai fatto e come tale ti sarà retribuito.
La vita vera è fatta dei milioni di persone oneste che ogni giorno fanno il loro dovere, con scrupolo ed impegno, e non dei pochi “furbetti del quartierino”, come si immagina sia oggi il mondo, dove regnano intrallazzi, speculazioni, comparaggi, e vanno avanti solo quelli che sono capaci di speculare anche sugli eventi tragici… altrimenti sei un “fesso”!
E così, finita l’enfasi dell’evento, siamo tornati alla normalità del quotidiano, assolvendo al nostro lavoro come i tanti che ogni giorno fanno il loro dovere, sbarcano il lunario e fanno continuamente i conti per sapere se ce la faranno, anche stavolta, ad arrivare a fine mese. Fare uno scoop (se così può essere definito) non è vincere al superenalotto, ma solo aver compiuto il proprio dovere e l’unico guadagno possibile è legato alla stima che ti sarai conquistato tra la gente: nient’altro.
Ed a me, a noi, basta!

*Giornalista

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