Cronaca

‘Ndrangheta, il pentito Bruzzese parla del traffico di droga e armi e del killer a pagamento

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Il collaboratore di giustizia racconta ai magistrati dell’antimafia dei contrabbandi del suo coimputato Raffaele Giovinazzo

Traffico di armi e droga, contrabbando di sigarette, omicidi su commissione. Dal racconto del collaboratore di giustizia Lorenzo Bruzzese su Cinquefrondi emergerebbe uno spaccato  terribile della cittadina della Piana di Gioia Tauro. Il pentito è stato arrestato nell’operazione dell’antimafia di Reggio Calabria denominata “Vittorio Veneto”, prima tranche di inchiesta che ha riguardato il locale di ‘ndrangheta di Cinquefrondi. Un’inchiesta poi proseguita con l’operazione “Saggio compagno”, nella quale sono confluite anche le dichiarazioni di Bruzzese.

Raffaele Giovinazzo

Raffaele Giovinazzo

Il traffico d’armi Al centro dei racconti del collaboratore di giustizia di Anoia c’è sempre Giuseppe Ladini, pezzo grosso della mala cinquefrondese, in carcere con l’accusa di associazione mafiosa e latri reati. Se nel primo verbale vergato nel 2015 Bruzzese parla del traffico d’armi gestito da Ladini, Ettore Crea di Rizziconi, Gerardo La Manna di Melicucco e Nicodemo Lamari di Laureana di Borrello, nel terzo verbale l’attenzione si sposta su altri personaggi del sottobosco criminale di Cinquefrondi, finiti nell’inchiesta “Saggio Compagno”. «Conosco molto bene Raffaele Giovinazzo – spiega Bruzzese ai pm – Non so se fosse uno ‘ndranghetista ma sicuramente era colui al quale mi rivolgevo se avevo problemi a Cinquefrondi e Ladini non era presente…Giovinazzo Raffaele gestiva molteplici traffici illeciti. Aveva un traffico di armi che gestiva autonomamente rispetto a quello di Ladini; si trattava di armi acquistate a Bari non so dire da chi. Qualche mese prima del suo arresto mi aveva offerto la vendita di una pistola 7.65 mod. 80 che io non acquistai perché aveva un prezzo elevato. Nello stesso periodo mi aveva chiesto di procurargli degli acquirenti per la vendita della droga; mi disse che aveva disponibilità di 30 chili di erba in società con Ieranò Rocco Francesco (pentitosi dopo l’arresto ndr), che voleva piazzare al prezzo di euro 2.600 al chilo. Gli risposi che non ero interessato all’affare».

Contrabbando di sigarette Giovinazzo, però, secondo quanto sostiene Bruzzese, non si occupava solo di droga e armi: «Giovinazzo Raffaele – ha aggiunto il collaboratore – svolgeva attività di contrabbando di sigarette. Ricordo, ad esempio, che quando venne arrestato alla guida di un camion pieno di sigarette di contrabbando, l’affare venne concluso a Roma, dove lo avevo accompagnato con Sergio Cristian; io e quest’ultimo non siamo stati arrestati perché facevamo da staffetta su un’Audi, precedendolo nel percorso». E ancora: «Il Giovinazzo si recava spesso al nord anche per acquistare vestiti o altra merce contraffatta. Lo stesso aveva molte amicizie al nord; tra l’altro a Roma abita Ladini Domenico, zio di Sergio Cristian e padre di Giuseppe, che vanta molti contatti».

Il killer a pagamento Droga, armi, contrabbando e contraffazione. Ma non è tutto, anzi. «Mi risulta corrispondente al vero – conclude Bruzzese – che Giovinazzo Raffaele sia un killer, atteso che (omissis) mi confidò che si recava con lui a Salerno per uccidere persone dietro compenso, offrendomi la possibilità di unirmi a loro per guadagnare…(omissis) mi disse che guadagnavano la somma di euro 50.000 per ogni omicidio».

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