Cronaca

Gratteri: “Napolitano non mi volle ministro della Giustizia e Minniti sbaglia sui migranti”

Ospite del programma di Giovanni Minoli “Faccia a faccia”, il magistrato calabrese parla di ‘ndrangheta a 360 gradi e annuncia: “Faremo grandi cose”

Poteva essere il ministro della Giustizia nel Governo Renzi, ma si dice felice di fare il procuratore capo a Catanzaro e di essere in prima linea nella lotta alla ‘ndrangheta, l’organizzazione criminale più ricca e più potente d’Italia. Nicola Gratteri ha parlato a 360 grandi del suo impegno antimafia a “Faccia a faccia”, il programma condotto da Giovanni Minoli, andato in onda nel primo pomeriggio di oggi su La7.

L’operazione Stige e il silenzio delle Istituzioni. La prima parte della puntata è stata infatti dedicata all’operazione Stige, il maxiblitz coordinato proprio da Gatteri e condotto dai carabinieri del Ros, che ha portato all’arresto di 170 persone tra la Calabria, la Germania ed altre regioni d’Italia. In manette sono finiti boss, gregari, politici, imprenditori, professionisti. Ed è da qui che è partita l’intervista di Minoli. Dal rumore che l’inchiesta ha fatto e dal silenzio delle istituzioni. Un silenzio che non ha sorpreso Gratteri: “Sono abituato e in questo caso – dice Gratteri – ha forse influito il coinvolgimento di pubblici amministratori e di politici”. Giudica superata l’idea del ministro dell’Interno, Marco Minniti di far firmare un patto antimafia a chi si candida a guidare la cosa pubblica: “Non c’è bisogno di protocolli antimafia e di firme, ma di coerenza”. Gratteri chiarisce di non avere rapporti con il ministro dell’Interno, ma solo con i vertici delle forze dell’ordine. “Le risorse per contrastare la ‘ndrangheta non sono sufficienti – conferma – ma questo non deve essere un alibi. Io ho il privilegio di avere la stima dei vertici delle forze dell’ordine ed un rapporto speciale con l’Arma dei carabinieri, la guardia di finanza e anche la polizia”.

Mancato ministro. Inevitabile poi la domanda sulla mancata nomina a Guardasigilli durante il Governo Renzi. “Mi è stato detto che il presidente della Repubblica (Napolitano) non mi ha voluto, ma non conosco i suoi suggeritori e non si può dire ciò che non si riesce a provare”. Da ministro della Giustizia avrebbe informatizzato prima di tutto il processo penale: “E’ da qui che bisogna partire – spiega – perché abbatte tutti i tempi del processo, i costi, poteri discrezionali dell’uomo e quindi l’abuso e le prescrizioni”. Si dice felice di lavorare a Catanzaro: “Non è un bella città – aggiunge – ma c’è la fila per venire a lavorare in questo ufficio. Ho a disposizione un grande squadra con tanti giovani magistrati che ogni mattina alle 8.10 sono ai loro posti e lavorando anche il sabato e la domenica. Sono felice di essere procuratore della Repubblica e di essere a Catanzaro. Da lì faremo grandi cose”. Non ha paura di fare quello che fa ogni giorno Nicola Gratteri. “Io della vita ho avuto tanto e anche se dovessi morire domani per me non sarebbe un problema. Ho vissuto tanto e bene. Quello che faccio comporta dei rischi per la mia famiglia ma so che ogni cosa ha un prezzo nella vita”.

‘Ndrangheta e politica. Coerenza e responsabilità sono le parole d’ordine. Specie ora che le elezioni sono alle porte. “La ‘ndrangheta è molto forte, soprattutto in Calabria. Il controllo del territorio – chiarisce – è in mano ai clan e il nostro compito è quello di invertire la tendenza. Noi uomini delle istituzioni dobbiamo essere bravi, intelligenti, capaci e pronti per assolvere a questo compito. Dobbiamo quindi essere seri altrimenti la gente non crederà mai in noi e non si avvicinerà a noi. Chi fa le liste non deve scegliere chi porta più voti, ma la persona più onesta e capace”. Negli anni la ‘ndrangheta è stata sempre sottovalutata e nel mentre lo Stato si concentrava su Cosa Nostra e Camorra, i boss calabresi diventavano sempre più potenti e ricchi. “La ‘ndrangheta – rivela Gratteri – è sempre andata a braccetto con uomini delle istituzioni, con magistrati, giornalisti, poliziotti e con chi aveva il potere in quel momento. Oggi è l’organizzazione più ricca perché l’80% della droga che arriva in Europea è della ‘ndrangheta che da almeno 25 anni vende cocaina anche a Camorra e Cosa Nostra”.

Infiltrazioni e riciclaggio. Soldi che poi vengono reinvestiti nel Nord Italia e altri paesi d’Europa, Germiani in testa. “La ‘ndrangheta vive in Piemonte, Lombardia e parte dell’Emilia Romagna dal 1975 perché – sostiene Gratteri – c’è stato nel corso di questi anni un abbraccio di interessi tra l’imprenditore del Nord e l’imprenditore ‘ndranghetista del Sud. Con i soldi della cocaina si acquistano pizzerie, ristoranti e locali di vario genere. Ma questa è la forma più semplice per ripulire il denaro sporco. Poi ci sono commercialisti e avvocati che non fanno parte della ‘ndrangheta ma che vengono utilizzati per riciclare il denaro in modo più raffinato”. Meccanismi complessi e globali che Gratteri punta a contrastare dal suo piccolo ufficio di Catanzaro con una squadra di valorosi magistrati. “Io e i miei colleghi facciamo la nostra parte con grande entusiasmo, grande forza e grande voglia di fare. Non siamo soli perché c’è il sostegno e la considerazione dei vertici delle forze dell’ordine. Sono un pazzo? Può darsi, ma sono innamorato della mia terra”.

Il business dei migranti. Chiusura sul business dei migranti, la cui gestione è finita in diverse inchieste antimafia. Una in particolare ha svelato ingenti guadagni da parte dei clan della ‘ndrangheta. Gratteri boccia la soluzione adottata dal ministro Minniti per ridurre flussi migratori e sbarco di profughi sulle coste italiane. “A me personalmente non mi è piaciuta perché non è di uno Stato civile costruire delle gabbie sulle coste della Libia per impedire che i migranti partano. Non è la soluzione, ma è un tappo al problema. Con un terzo della spesa si potrebbero costruire ospedali, scuole e infrastrutture nei Paesi del centro-Africa, rendendo quei territori più vivibili. La gente non è masochista ad andare via dalla propria casa. Il posto più bello è sempre quello dove si nasce”.

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