Cronaca

Tentata rapina a Filogaso, il giudice non convalida il fermo e scarcera i tre presunti rapinatori

Per il gip del Tribunale di Vibo non c’è pericolo di fuga e non sussistono i presupposti per la convalida del fermo. I tre hanno già lasciato il carcere e sono tornati in libertà

di PAOLO DEL GIUDICE

Il giudice delle indagini preliminari del Tribunale di Vibo Valentia Lorenzo Barracco non ha convalidato i fermi ha respinto ogni richiesta di applicazione di misure cautelare nei confronti di Sandro Ganino e dei fratelli Francesco e Giuseppe Tarzia di Acquaro fermati dai carabinieri lo scorso mercoledì perché ritenuti i presunti autori di una tentata rapina avvenuta a Filogaso, nel Vibonese. I tre, difesi dall’avvocato Antonio Barilaro, hanno lasciato il carcere di Vibo e sono tornati in libertà come disposto dal giudice Barracco.

LEGGI QUI | Escalation di furti nel Vibonese, svolta nelle indagini: fermati i presunti autori (NOMI-FOTO-VIDEO)

I fatti. Lo scorso 8 dicembre, a Filogaso, F. P. si accorgeva che la porta dell’abitazione della propria zia risultava stranamente aperta; avvicinatosi per verificare semmai fosse successo qualcosa di grave, si accorgeva della presenza di due soggetti che si davano alla fuga a bordo di una Golf senza essere riusciti a trafugar nulla dall’abitazione “visitata”. Inutile il tentativo di fermarli, guadagnando semmai solo un colpo in testa sferratogli dal malvivente con un oggetto metallico.

Indagini. I carabinieri avviano subito le indagini per individuare i rei, e sottopongono ad alcuni testi -tra cui lo stesso F.P. Teste oculare- degli album fotografici, per il riconoscimento dei presunti colpevoli. Le risultanze delle attività investigative portavano i militari ad operare il fermo di alcuni indiziati del delitto di tentata rapina, che smentivano ogni coinvolgimento nel fatto criminoso. Sottoposti ad indagine per il reato di tentata rapina sono Sandro Ganino, Francesco e Giuseppe Tarzia, tutti difesi dall’avvocato Antonio Barilaro.

Niente convalida del fermo. Il giudice, considerata l’assenza di elementi di prova che i sospettati si stessero dando alla fuga, visto che a distanza di quindici giorni dal fatto si trovavano nella propria abitazione, tranne uno per il quale l’irreperibilità appare comunque solo asserita, ha ritenuto non sussistere i presupposti per la convalida del fermo.

Rigetto delle misure cautelari. Il magistrato riscontra poi una serie di contraddizioni e stranezze rilevanti in tal misura da escludere la sussistenza dei gravi indizi di colpevolezza richiesti dalla normativa per l’applicazione di misure cautelari. Riscontra il giudice l’assenza dell’elemento investigativo che ha condotto i militari ad individuare quali possibili rei i soggetti indagati, oltre al contraddittorietà delle dichiarazioni del teste F.P., il quale in prima battuta dichiara di non essere in grado di riconoscere i rei, e successivamente ne individua quattro; a ciò si aggiunge l’inconciliabilità del suo narrato rispetto alla versione fornita da altri testi. Per tali motivi, riscontrata l’assenza di indizi di reità di tal gravità da giustificare un provvedimento di restrizione della libertà personale, il magistrato non ha convalidato il fermo operato nei confronti di Ganino e dei due Tarzia ed ha rigettato la richiesta di applicazione della misura cautelare nei confronti degli indagati, disponendone l’immediata liberazione.

Più informazioni