Aprono squarci di luce e nuovi scenari le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia che stanno facendo tremare i boss, gregari e “colletti bianchi” collusi con i clan
di MIMMO FAMULARO
Sette pentiti in meno di cinque anni. Uno squarcio nel muro di omertà eretto dalla ‘ndrangheta vibonese ed una nuova tendenza che fa tremare tutti i clan del territorio, nessuno escluso.
Il killer pentito. Ora alla squadra dei pentiti si aggiunge Nicola Figliuzzi, il killer dei Patania e l’uomo che avrebbe ucciso nel 2011 Giuseppe Canale in un agguato compiuto, assieme a Cristian Loielo, a Gallico, alla periferia nord di Reggio Calabria. Ad incastrarlo sono state proprio le dichiarazioni di Daniele Bono e dei pentiti macedoni Vasvi Beluli e Arben Ibrahimi che di lui sanno molto. Sanno, ad esempio, della sua partecipazione al tentato omicidio di Francesco Scrugli ed anche a quello di Franco Calafati. Lui stesso potrebbe svelare molti dei retroscena e dei misteri legati all’altra faida vibonese, ancora più cruenta, quella delle Preserre. Negli ultimi anni sono stati sei i delitti e sette i tentati omicidi. Essendo originario di Gerocarne e residente a Pizzoni, Figliuzzi potrebbe quindi aprire un nuovo capitolo e dare chiavi di lettura inedite sulle complesse dinamiche criminali che caratterizzano la zona delle Preserre vibonesi. Un’area monopolizzata da diversi clan e, in particolare, dagli Emanuele e dai Loielo, la cui contrapposizione è all’origine della sanguinosa escalation criminale che solo nel 2017 ha registrato una serie incredibile di agguati, l’ultimo dei quali avvenuto un mese fa con l’auto-bomba che ha portato al ferimento di Nicola Ciconte.
Omissis. I pentiti “vibonesi” hanno già scritto pagine e pagine di verbali. Gli omissis sono direttamente proporzionali alle preoccupazioni delle cosche e non solo. A tremare sono anche i “colletti bianchi”, cioè coloro che hanno fatto affari d’oro con i boss. Imprenditori ma anche politici ed amministratori locali. Qualcosa è già emersa tra un omissis ed un altro ma il vero terremoto giudiziario deve ancora arrivare. La sensazione è che l’ora dei conti stia per scoccare perché se nel 2017 il procuratore antimafia di Catanzaro Nicola Gratteri ha rafforzato gli organici applicando a Vibo e al Vibonese non uno ma addirittura tre sostituti procuratori, il 2018 sarà verosimilmente l’anno in cui si comincerà a raccogliere i frutti del minuzioso lavoro svolto in questi mesi di indagini, attività investigative e riscontri alle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia.
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