Cronaca

Bufera sull’Asp di Catanzaro, così gli indagati attingevano al “pozzo di San Patrizio”

Ecco le cifre percepite dagli indagati secondo la ricostruzione degli inquirenti. Eluse le verifiche, seppur timide predisposte dal management dell’azienda per via di qualche funzionario a dir poco compiacente

E’ Giuseppe Romano, referente responsabile della fase esecutiva e gestionale del progetto StopandGo, il fulcro intorno a cui ruota e si snoda l’inchiesta condotta questa mattina dalla Procura della Repubblica di Catanzaro.

“Il direttore del Servizio informativo aziendale si sarebbe impossessato, secondo quanto scrive il pm nella richiesta della misura cautelare, di 68.309 euro. Una cifra considerevole nell’ambito del progetto finito al centro delle indagini”.  Romano, secondo la ricostruzione della Procura della Repubblica, “eludendo la supervisione del direttore generale, ha potuto disporre l’elargizione di cospicui compensi distraendo risorse pubbliche”. E ciò per avvantaggiare “se stesso, nonchè i propri sodali e colleghi compiacenti”. Il tutto secondo “una logica di ripartizione che non ha alcun fondamento razionale se non il mero favoritismo”.  Costui, peraltro, a giudizio dei magistrati, “non ha esitato a spendere cifre superiori a quelle fissate dalla stessa Commissione europea in sede di stanziamento delle risorse”.  

Non a caso il direttore generale dell’Asp Giuseppe Perri definiva “una cosa gravissima” la gestione del denaro nell’ambito di questo progetto e il direttore sanitario Carmine Dell’Isola che parla con lui in questi termini: “Giuseppe qui la prima cosa che vorrei sapere è il lavoro. Che cosa è stato fatto. Invece qui c’è la distribuzione dei pani e dei pesci. C’è un pozzo di San Patrizio. Romano credo che in tutto abbia preso qualcosa come 80mila euro fino a mo, in un anno e mezzo, più 22mila euro di rimborsi spese”.  Avrebbe intascato circa 18.500 euro, poco più, invece, Maurizio Rocca, dirigente medico presso L’Azienda sanitari provinciale, oltre che direttore del distretto sanitario di Catanzaro Lido. “Rocca – scrive la Procura – è stato individuato quale referente del progetto insieme a Romano”. 

Cifra leggermente inferiore per Silvia Lanatà, collaboratrice di Romano, addetta alla telefonia mobile aziendale. Quest’ultima avrebbe percepito “complessivamente 13979 euro. Era lei secondo l’accusa,  a dare un contributo “nella sistemazione ex post dei fogli di presenza”. Tra i “sodali” di Romano figura anche, nelle carte dell’inchiesta, Giuseppe Fazio, addetto alla tenuta dell’albo pretorio che avrebbe avuto gli stessi soldi della sua collega. Alla stessa stregua di Dario Marino, “addetto alla gestione del Suem 118″ ed al Coordinamento Settore Glas”.  Insomma, una ripartizione equa tra gli addetti dalla quale non rimaneva escluso – a valutare le deduzioni degli inquirenti – neppure Ieso Rocca. Andava di poco peggio a Francesco Francavilla che otteneva 13.553 euro. “L’indagato aveva il compito di emettere e sottoscrivere i mandati di pagamento, mediante un collaudato sistema contabile”.

Ben 6773 euro sarebbero finiti invece nelle tasche di Francesco Grillone, collaboratore amministrativo in forza all’Unità operativa gestione risorse economiche e finanziarie dell’Asp. Avrebbe “predisposto e controfirmato tutti gli ordinativi di liquidazione dei compensi, coadiuvando il proprio direttore Francavilla”.  Compensi di gran lunga inferiori per Caterina Cosimina Simonetta, 1323 euro e Francesco Papaleo, 1225 euro ed anche per Damiano Congiusta 579 euro. Quanto al direttore amministrativo Giuseppe Pugliese, ” anzichè sostenere la timida attività di verifica avviata dalla direzione generale nei confronti di Romano e Francavilla, l’ha sostanzialmente vanificata esortando quest’ultimo – concludono gli inquirenti – a sistemare le carte, pur consapevole che gli emolumenti corrisposti non siano correlabili ad alcuna prestazione lavorativa”. Come dire, sapeva che erano “soldi rubati”, ma “cercava di risolvere la situazione senza creare problemi”. (t.f.)

 

 

 

Più informazioni