Cronaca

Nardodipace resta senza Consiglio comunale. Commissariamento prorogato

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La decisione è stata adottata dal Consiglio dei ministri che si è riunito questa mattina a Palazzo Chigi. Era stato sciolto per infiltrazioni mafiose nel 2015

Il Consiglio dei ministri ha deliberato la proroga per ulteriori sei mesi dello scioglimento del Consiglio comunale di Nardodipace. Il comune vibonese era stato sciolto ufficialmente il 7 dicembre del 2015 per infiltrazioni mafiose. La triade commissariale, composta dai viceprefetti Francesca Buccino e Giuseppe De Marco, ed il funzionario economico-finanziario Stefano Tenuta, si era insediata ne gennaio dello scorso anno.

I motivi dello scioglimento. Nella relazione dell'ex ministro dell’Interno, Angelino Alfano, posta alla base dello scioglimento degli organi elettivi, e nello stesso decreto presidenziale di scioglimento degli organi elettivi (firmato dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella) viene sottolineato che, all’esito di approfonditi accertamenti, sono emerse forme di ingerenza della criminalità organizzata che hanno esposto l’amministrazione guidata dal sindaco Romano Loielo a “pressanti condizionamenti che hanno compromesso il buon andamento e l’imparzialità dell’attività comunale”.


Scioglimento-bis. E’ il secondo scioglimento per infiltrazioni mafiose del Consiglio di Nardodipace e dell’amministrazione comunale dopo quello del dicembre 2011. Anche all’epoca il sindaco era Romano Loielo. La relazione del ministro Alfano e del prefetto di Vibo Valentia, Giovanni Bruno, evidenzia la presenza di “concreti, univoci e rilevanti elementi su collegamenti diretti ed indiretti degli amministratori locali di Nardodipace con la criminalità organizzata di tipo mafioso”. Il prefetto nel tratteggiare la figura del sindaco Romano Loielo, lo definisce testualmente come “un pilastro portante dell’impianto criminale, accentratore di tutte le funzioni demandate all’ente, veicolo per coltivare gli interessi della consorteria attraverso la gestione della cosa pubblica, vicino alla ‘ndrangheta per il rapporto privilegiato intrattenuto” con Romolo Tassone, già vicesindaco nella trascorsa legislatura e coinvolto insieme al sindaco nell’inchiesta denominata “Uniti per la truffa”, scattata nel febbraio 2015 e che vede indagati pure la moglie di Loielo, Claudia Ienco, l'altro ex vicesindaco Alberto Franzè, l’allora consigliere comunale Antonio Franzè, l’allora assessore Maurizio Maiolo e la moglie di quest’ultimo Marinella Iacopetta.