Cronaca

Omicidio Ciriaco, chiesti dieci anni di carcere per il collaboratore di giustizia Michienzi

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Il pentito ha reso dichiarazioni spontanee sul delitto del noto penalista di Lamezia. Il verdetto del gup  arriverà il 29 settembre


di GABRIELLA PASSARIELLO 

“Dieci anni di carcere” per il collaboratore di giustizia Francesco Michienzi, giudicato con rito abbreviato, accusato, insieme ad altre tre persone, dell’omicidio volontario di Torquato Ciriaco, l’avvocato penalista 55enne, ucciso in un agguato di stampo mafioso l’1 marzo del 2002. E’ stata questa la richiesta di condanna formulata stamattina dal pm Elio Romano al gup del Tribunale di Catanzaro a carico del pentito, che oggi ha reso dichiarazioni spontanee, sostenendo di aver iniziato a far parte della cosca Anello come semplice rapinatore, scassinatore. Il “Lupin” della situazione rimasto incastrato in una cosa più grande di lui, dalla quale era difficile tornare indietro. “Avevo ricevuto mandato dalla cosca Anello di individuare le abitudini della vittima e mi appostavo nei pressi dell’abitazione e del luogo di lavoro dell’avvocato (… ). Poi mi feci arrestare e cominciai a collaborare con la giustizia, non volevo essere un assassino”.

Doppio processo. Il processo a carico di Michienzi, che fu il primo a svelare agli inquirenti i retroscena dell'agguato,  le modalità dell’omicidio, dalla pianificazione all'esecuzione, è stato aggiornato al prossimo 29 settembre, giorno dell’arringa difensiva dell’avvocato Claudia Conidi e della sentenza. Il verdetto invece a carico di Tommaso Anello, boss dell’omonima cosca operante nel Lametino, all’epoca dei fatti alleata con i Torcasio e i fratelli Giuseppe e Vincenzino Fruci, tutti e tre giudicati con rito abbreviato, coinvolti anche loro nell’omicidio Ciriaco arriverà il prossimo 26 settembre. Per loro il pubblico ministero ha chiesto il massimo della pena per chi viene giudicato con rito abbreviato: l’ergastolo.


L’omicidio. L’avvocato Ciriaco fu assassinato in un agguato di chiaro stampo mafioso l'1 marzo del 2002, quando all'altezza dei bivio Due Mari di Maida, un commando affiancò il fuoristrada Ford Ranger a bordo del quale l’avvocato penalista viaggiava per fare rientro nella sua abitazione crivellandolo a colpi di fucile caricato a pallettoni. L’avvocato ebbe la forza di continuare per qualche metro alla guida del mezzo, ma si schiantò contro un muro dove fu raggiunto dai killer che gli spararono nuovamente.

Il movente. Secondo le indagini condotte dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, Ciriaco fu condannato a morte dal cartello ‘ndranghetista degli Anello-Fruci, di Filadelfia e Curinga. Tommaso Anello, fratello del boss Rocco, avrebbe ordinato l'omicidio del professionista, il quale avrebbe curato l'acquisto di una cava in località Manca di Curinga che la mafia voleva invece finisse ad un imprenditore già sottoposto a richieste estorsive.

 

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