Emergono nuovi particolari dagli interrogatori ai quali si è sottoposta la nuova collaboratrice di giustizia Oksana Verman, arrestata nell'ambito dell'operazione "Stammer"
di MIMMO FAMULARO
Sta riempiendo pagine e pagine di verbali Osksana Verman, la nuova collaboratrice di giustizia che sta facendo tremare le cosche della 'ndrangheta vibonese. E' stata arrestata la scorso 24 gennaio nell'ambito dell'operazione antidroga “Stammer” che ha smantellato una rete internazionale dedita al narcotraffico con base logistica in provincia di Vibo. Dal 31 gennaio ha iniziato a collaborare con gli inquirenti e a rispondere alla domande del sostituto procuratore della Dda di Catanzaro Camillo Falvo che ha coordinato l'inchiesta e che l'ha già interrogata un paio di volte nel carcere di Paliano, in provincia di Frosinone, dove si trova reclusa.
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Il pentimento. L'amante di Salvatore Pititto ha deciso di saltare il fosso e collaborare con i magistrati della Dda subito dopo il suo arresto avvenuto all'alba del 24 gennaio. “Ho scelto di collaborare – dice Oksana Verman – perchè sono stata trascinata in questa situazione senza rendermi conto della gravità di ciò che stavo facendo. Ho sbagliato e voglio cambiare vita, senza avere più rapporti con le persone con le quali sono stata arrestata”.
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Il ruolo di Salvatore Pititto. Le dichiarazioni di Oksana Verman traggono spunto dalle confessioni del suo amante, Salvatore Pititto, che alla donna avrebbe raccontato molti degli affari illeciti portati avanti dal gruppo. “Salvatore Pititto – afferma l'ucraina – era il soggetto che organizzava i traffici di droga con la collaborazione di altre persone delle quali mi riferiva i nomi. Alcuni di loro li ho conosciuti, altri li conosco di vista”. Le sue dichiarazioni sono spezzettate da diversi omissis che potrebbero contenere all'interno numerosi retroscena.
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Il linguaggio in codice. "Salvatore Pititto – riferisce la pentita – utilizzava un linguaggio in codice per parlare con i suoi sodali: per “bianca” intendeva la cocaina, per "erba" o "frasca" la marijuana, per "nera" probabilmente l'eroina. “Lui temeva di essere intercettato – aggiunge Oksana – e quando parlava con gli altri di droga diceva 'vengo a vedere le pecore' o 'ti porto il formaggio'”. La Verman ricorda anche il sequestro dei 63 chili di droga nel porto di Livorno: “Pititto al telefono disse che 'le pecore erano abortite' riferendosi al fatto che il 'lavoro' non era andato bene, ovvero che la cocaina non era arrivata perché era stata sequestrata”. Ad aiutarlo a trovare i soldi per finanziare gli acquisti della cocaina sarebbe stato Pasquale Pititto, il cugino di Salvatore ed esponente apicale dell'omonimo gruppo di 'ndrangheta attivo a Mileto. “Salvatore Pititto – aggiunge – era pieno di debiti, era rovinato, per via del fatto che aveva investito nei traffici di droga che erano andati male”.
Gli incontri a Lamezia. Un altro particolare emerso dai verbali riguarda una serie di incontri che Salvatore Pititto teneva “davanti a Pittarosso a Lamezia”. “Era un punto di incontro – spiega la pentita – con soggetti della zona ionica. In tutto io sarò andata con lui circa 5 volte”. (CONTINUA/1)