Cronaca

“The Jackal”, il capo della Mobile : “Avevano fatto dei furti il loro sistema di vita” (VIDEO)

Avevano fatto dei furti di auto, di armi, delle estorsioni il proprio stile di vita, dedicandosi quotidianamente alla programmazione, pianificazione ed esecuzione di reati predatori. I dettagli dell’operazione “The Jackal” che all’alba di stamattina ha portato la Polizia di Stato all’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare a carico di sei indagati, sono stati illustrati nel corso di una conferenza stampa al Polifunzionale della Polizia di Stato. “Un catalogo di reati contro il patrimonio- ha sottolineato il capo della Mobile di Catanzaro Nino De Santis- che trae origine da un furto in un appartamento avvenuto nel dicembre 2014”. Un gruppo di malviventi si era introdotto in una casa ubicata a Catanzaro sottraendo sei fucili, tre pistole e dieci cartucce, legittimamente detenuti da un anziano in una cassaforte. Due degli indagati avevano commesso il furto scassinando l’auto della vittima che nel frattempo si trovava dal barbiere, hanno preso dall’auto un mazzo di
chiavi, tra cui anche quella che apriva la porta di casa del derubato,  hanno aperto l’armadietto blindato dove il proprietario teneva le armi, per poi scappare. Da qui è scattata l’indagine, la Mobile ha iniziato a interrogare persone informate sui fatti, acquisendo i filmati registrati dalle video camere posizionate nei pressi del luogo dove è avvenuto il furto.

Le indagini. L’inchiesta ha consentito agli investigatori di ricostruire i fatti arrivando ad individuare nomi e volti degli autori. “Abbiamo ritenuto che a carico di questo gruppo- ha aggiunto De Santis-, si potesse addebitare anche l’associazione a delinquere, ipotesi di reato richiesta dalla Procura, ma non accolta dal gip firmatario dell’ordinanza. Uno degli indagati all’epoca dei fatti era minorenne, ma per la sua professionalità a commettere reati era considerato membro effettivo del gruppo criminale. A rendere il quadro ancora più allarmante l’utilizzazione di due bambini, che venivano istruiti per rubare oggetti di scarsissimo valore”.

Il ricatto. Gli indagati spesso costringevano i proprietari della auto rubate a sborsare il “ricatto” per ottenere la restituzione del veicolo sottratto con il metodo del “cavallo di ritorno”. “Se da un lato c’è chi utilizza il cavallo di ritorno- ha concluso il capo della mobile- dall’altro c’è chi lo richiede. Se non si richiedesse, riusciremmo non dico  a debellare ma a contrarre il fenomeno dell’estorsione”. In diverse conversazioni telefoniche intercettate, come ha rilevato il dirigente della sezione Narcotici Costantino Belvedere, emerge per bocca di Elio Pirroncello il suo coinvolgimento nelle azioni di recupero di auto rubate dietro il pagamento di 500 euro. “Siamo riusciti a stroncare- ha detto Belvedere- l’operatività di un gruppo criminale. L’attività di controllo sul territorio continua, ma l’appello ai cittadini è sempre quello di denunciare gli abusi subiti”. Il vice capo della Squadra mobile di Catanzaro Angelo Paduano si è soffermato sulla pericolosità sociale degli arrestati e dei reati che vengono loro addebitati. “ Non possiamo dire che queste persone facevano parte di contesti criminali più elevati, così come non possiamo escluderlo. Ma è un dato di fatto che avessero rubato una serie di armi”.

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