Maxi inchiesta delle Dda di Catanzaro e Reggio Calabria. La Finanza colpisce i clan Piromalli, Muto e Lanzino-Ruà. Nel mirino diversi imprenditori e gli appalti in provincia di Cosenza
Imprenditoria e ‘ndrangheta. E’ questo il binomio che emerge dalla maxi inchiesta condotta dalle Direzioni distrettuali antimafia di Reggio Calabria e Catanzaro. La Finanza ha eseguito infatti un provvedimento di fermo nei confronti di 35 imprenditori ritenuti punto di riferimento di tre diversi clan: i Piromalli di Gioia Tauro, i Muto di Cetraro e i Lanzino-Ruà di Cosenza. Associazione per delinquere di stampo mafioso, turbata libertà di incanti, frode nelle pubbliche forniture, corruzione e falso in atti pubblici le accuse mosse a vario titolo agli indagati. Sotto sequestro sono così finite oltre 50 società.
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L’inchiesta. Secondo gli inquirenti un importante gruppo imprenditoriale della Piana di Gioia Tauro, punto di riferimento di una cosca di ‘ndrangheta, quella dei “Piromalli”, sarebbe riuscito a turbare sistematicamente almeno 27 gare per importanti lavori pubblici nella zona ed indette da diverse Stazioni appaltanti calabresi. Al centro dell’inchiesta la figura di un “noto imprenditore” che, grazie alle relazioni con il “clan Muto” – attivo sulla costa dell’alto Tirreno – e con il reggente della cosca “Lanzino-Ruà-Patitucci”, si sarebbe aggiudicato i più importanti appalti della provincia di Cosenza.
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L’operazione. Il blitz è stato eseguito, su disposizione della Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria e Catanzaro, dagli uomini della Guardia di Finanza della città dello Stretto e di Cosenza, che hanno operato in collaborazione con lo Scico e i colleghi del Comando di Roma. I provvedimenti eseguiti rappresentano l’epilogo di un’articolata attività investigativa svolta dal Gico, il Gruppo Investigazione Crimi.
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