Cronaca

‘Ndrangheta: processo a Vibo ai Patania, la deposizione del pentito Raffaele Moscato

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I “locali” di Stefanaconi e Piscopio, il carabiniere che passava notizie a Scrugli, la faida fra i clan ed il ruolo del boss Pantaleone Mancuso, detto “Scarpuni”

di GIUSEPPE BAGLIVO

Deposizione in videoconferenza stamane dinanzi al Tribunale collegiale di Vibo Valentia per il collaboratore di giustizia Raffaele Moscato, ex killer del clan dei Piscopisani. Il processo è quello nato dall’operazione antimafia denominata “Romanzo criminale” contro i Patania di Stefanaconi. Tanti i temi toccati dal collaboratore di giustizia nel corso dell’esame condotto dal pm della Dda di Catanzaro, Andrea Mancuso, e poi nel corso del controesame degli avvocati Costantino Casuscelli e Francesco Capria.

raffaele moscato

L’inizio della faida fra i Piscopisani ed i Patania. “Collaboro con la giustizia dal marzo 2015 – ha spiegato Moscato (in foto a sinistra) – ed ho fatto tale scelta per cambiare vita. Ho commesso diversi reati, dagli omicidi ai tentati omicidi, dal traffico di droga ed armi sino alle rapine. Ho iniziato a spacciare già prima del 2008, quando non ero neppure affiliato alla ‘ndrangheta. La mia affiliazione al “locale” di Piscopio risale al 2010. In quel periodo a Vibo comandava Andrea Mantella, a capo di un proprio gruppo che aveva quale braccio-destro Francesco Scrugli, nostro alleato. Il loro gruppo comandava su Vibo città sino alla frazione di Vena e dall’altro lato sino alla Stazione di Vibo-Pizzo. Francesco Scrugli era un killer professionista e nella ‘ndrangheta aveva raggiunto la dote di trequartino. Fortunato Patania era invece il responsabile di Stefanaconi, era il boss della Vallata del Mesima e già negli anni ’90 aveva ospitato l’allora latitante Giuseppe Mancuso, alias ‘Mbroghja. Ho ucciso io Fortunato Patania che è stato eliminato poichè aveva fatto uccidere Michele Mario Fiorillo di Piscopio che era una brava persona e non aveva nulla a che fare con la mafia. Fortunato Patania ha fatto assassinare Michele Mario Fiorillo, un agricoltore che aveva denunciato il pascolo abusivo dei Patnia, senza alcuna autorizzazione da parte del “locale” di ‘ndrangheta di Piscopio. Nel giro di 48 ore il clan dei Piscopisani ha quindi deciso di vendicare la morte di Michele Mario Fiorillo, anche perchè la vittima era fratello del padre della moglie di Michele Fiorillo, detto “Zarrillo”, che era il contabile del clan dei Piscopisani. Oltre a me – ha aggiunto Moscato – per l’omicidio di Fortunato Patania, compiuto nel settembre 2011 nella sua stazione di carburanti, hanno partecipato pure Rosario Fiorillo, Franco La Bella e Francesco Scrugli, mentre Salvatore Tripodi di Portosalvo si è messo a disposizione di Rosario Battaglia”.

patania ergastoli

I fratelli Patania ed i tentati omicidi di Scrugli e Fiorillo. Raffaele Moscato ha quindi elencato in aula i nomi dei figli di Fortunato Patania (Nazzareno, Pino, Saverio, Salvatore e Bruno Patania, quest’ultimo all’epoca consigliere comunale di Gerocarne), spiegando che in seguito all’omicidio del boss di Stefanaconi si tentò di attentare a Piscopio alla vita di Rosario Fiorillo, alias “Pulcino”, con killer travestiti da agenti della Dia (Direzione investigativa antimafia).

Rosario Fiorillo

Rosario Fiorillo

“I Patania, spacciandosi per poliziotti della Dia – ha rivelato Moscato – hanno sparato a Piscopio contro Rosario Fiorillo tentando di colpirlo una volta affacciatosi dalla finestra della sua abitazione, dove si trovava agli arresti domiciliari, per vedere chi avesse bussato al citofono. Sono stati i Patania – ha sottolineato il collaboratore di giustizia – a tentare di uccidere Rosario Fiorillo, così come sempre i Patania hanno dato mandato per commettere prima il tentato omicidio a Vibo, nei pressi della Questura, di Francesco Scrugli e poi lo stesso omicidio di Scrugli a Vibo Marina. In tale ultima occasione io stesso e Rosario Battaglia, che stavamo scendendo dalle scale con Scrugli, siamo rimasti feriti”.

Francesco Scrugli

Francesco Scrugli

La “talpa” dei Piscopisani ed il carabiniere infedele. Ad avviso di Raffaele Moscato, il clan dei Piscopisani poteva contare su una propria “spia” all’interno del clan Patania, ovvero in Nazzareno Fortuna, detto “Cacazza”. Lo stesso “Cacazza” che avrebbe fatto il doppio-gioco soffiando ai Piscopisani tutti i progetti di morte appresi dai Patania con i quali sarebbe stato solito pranzare e prendere parte, ad avviso sempre del pentito, alle riunioni di ‘ndrangheta. “La pace non avvenne – ha svelato Moscato – poichè i Patania erano appoggiati dal boss Pantaleone Mancuso, detto Scarpuni, che finanziò il clan di Stefanaconi con armi per un valore di 100 mila euro“. Ci sarebbe però stata anche un’altra talpa al soldo dei clan: un carabiniere parente di Francesco Scrugli – di cui Moscato non ha svelato in aula il nome poichè ancora coperto da segreto investigativo -all’epoca dei fatti in servizio a Tropea. “E’ stato tale carabiniere – ha riferito il collaboratore di giustizia – a dare a Scrugli un bigliettino con all’interno l’indicazione di due persone, Bono e Loielo, dalle quali guardarsi perchè killer incaricati di ucciderlo. Altri “personaggi” che, a detta di Moscato, si sarebbero dimostrati amici dei Piscopisani, aiutando invece il clan Patania, sono stati indicati in Nazzareno Colace di Porto Salvo, ritenuto vicino a Pantaleone Mancuso, alias Scarpuni, e Giuseppe Comito di Vibo Marina. “Sia Nazzareno Colace che Giuseppe Comito – ha evidenziato Moscato – hanno secondo me avuto un ruolo nell’avvertire i killer sia in occasione dell’omicidio di Francesco Scrugli ed il contestuale ferimento mio e di Rosario Battaglia, e sia anche nell’omicidio sulla spiaggia a Vibo Marina di Davide Fortuna”.

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Rosario Battaglia

Michele Fiorillo

Michele Fiorillo

Il nuovo “locale” di Stefanaconi ed i rapporti con i Piscopisani. Non ottenuta la pace fra i clan, secondo Raffaele Moscato, a Stefanaconi sarebbe sorto dopo gli arresti delle operazioni “Gringia” e “Romanzo criminale” un nuovo “locale” di ‘ndrangheta per iniziativa di “Salvatore Patania, fratello dell’ucciso Fortunato Patania, di un certo Franzè di Stefanaconi e a un tale chiamato Mustazzo. A noi Piscopisani la notizia dell’apertura di tale nuovo locale venne data da Domenico Bonavota di Sant’Onofrio. Sino al 2014 i figli di Fortunato Patania non erano ritualmente “battezzati” nella ‘ndrangheta. Lo era invece Fortunato Patania. Dopo che nel luglio 2012 si apprese dell’omicidio a Vibo Marina di Davide Fortuna, ucciso in spiaggia in mezzo a dei bambini, nessuno nella ‘ndrangheta – ha raccontato Moscato – si è voluto prendere la responsabilità di affiliare i fratelli Patania, figli di Fortunato. Tale circostanza a noi Piscopisani la riferì un nipote del boss Damiano Vallelunga di Serra San Bruno”. A capo del “locale” di Piscopio sarebbe stato invece collocato Nazzareno Fiorillo, alias “U Tartaru”.

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Fortunato Patania

Prima della faida, in ogni caso, ad avviso del collaboratore di giustizia i rapporti fra i Piscopisani ed i Patania sarebbero stati buoni, con pranzi, cene e tarantelle fatte insieme e con Salvatore Patania (figlio di Fortunato Patania) che avrebbe manifestato il desiderio di essere “battezzato” nella ‘ndrangheta da Rosario Battaglia, ritenuto esponente di spicco del clan dei Piscopisani. Ad avere in ogni caso il ruolo di raccogliere le estorsioni dai grossi imprenditori del Vibonese ,per poi distribuire il denaro ai diversi clan territorialmente competenti, secondo Moscato sarebbe stato “Gregorio Giofrè, alias Nasone, genero del boss di San Gregorio d’Ippona Rosario Fiarè”, mentre a riferire a Moscato ed ai Piscopisani che la moglie di Fortunato Patania, ovvero Giuseppina Iacopetta, aveva il “sangue agli occhi e voleva a tutti i costi vendicare la morte del marito”, sarebbe stato “l’imprenditore Prestanicola che ha il cementificio – ha spiegato Moscato – a Maierato”. L’ultima rivelazione di Raffaele Moscato riguarda infine una bomba che sarebbe stata piazzata da Rosario Battaglia e Michele Fiorillo, alias Zarrillo”, contro il distributore di carburanti dei Patania. “Io stesso – ha concluso Moscato – ho accompagnato Battaglia e Fiorillo e sono rimasto in macchina ad aspettarli. I Patania non hanno mai sospettato nulla in ordine al fatto che eravamo stati noi ed anche per questo sino all’omicidio di Michele Mario Fiorillo i rapporti fra i due clan sono sempre stati buoni”.

Gli imputati. Ad essere accusati del reato di associazione mafiosa sono: Giuseppina Iacopetta, ritenuta al vertice della cosca dopo l’uccisione del marito, Fortunato Patania, freddato nel settembre 2011 durante la faida con i Piscopisani; i figli Salvatore, Saverio, Giuseppe, Nazzareno e Bruno Patania; Andrea Patania; Cosimo e Caterina Caglioti; Nicola Figliuzzi; Cristian Loielo; Alessandro Bartalotta; Francesco Lo Preiato; Ilya Krastev. L’ex maresciallo dei carabinieri, già alla guida della Stazione di Sant’Onofrio, Sebastiano Cannizzaro, è invece accusato di falso e concorso esterno in associazione mafiosa. Tale ultimo reato viene contestato anche a don Salvatore Santaguida, parroco di  Stefanaconi.

Stefanaconi Patania

  In basso da sinistra verso destra: Giuseppe Patania, Bruno Patania, Andrea Patania, Cosimo   Caglioti

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