Cronaca

‘Ndrangheta, processo al clan Mancuso: Mantella accusa boss, “picciotti” e imprenditori

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Il collaboratore di giustizia ha deposto questa mattina nell'aula bunker del nuovo palazzo di Giustizia di Vibo nel ambito del processo Black Money: "Scarpuni voleva uccidere Domenico Bonavota"

E' iniziata nell'aula bunker del palazzo di giustizia di Vibo Valentia poco dopo le ore 10 una nuova udienza del processo nato dall’operazione antimafia denominata “Black money” contro il clan Mancuso. Dinanzi al Tribunale collegiale presieduto dal giudice Vincenza Papagno (a latere i giudici Giovanna Taricco e Pia Sordetti) è prevista la deposizione del nuovo collaboratore di giustizia Andrea Mantella, collegato in video-conferenza da un sito riservato in località protetta. Il pentito è chiamato a rispondere alle domande del pm Marisa Manzini ed a quelle degli avvocati della difesa che effettueranno il contro esame.

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Le eccezioni della difesa. Il processo è iniziato con una serie di eccezioni formulate dalle difese relative ai verbali del pentito che ha iniziato la sua collaborazione il 4 maggio scorso. E' la prima volta che Andrea Mantella depone in un Tribunale. Le richieste degli avvocati sono state respinte dal presidente Vincenza Papagno. Ora è tutto pronto per la deposizione di Andrea Mantella, già collegato dalla località protetta.

Andrea MantellaOre 10.15: inizia la deposizione di Mantella. Iniziata alle ore 10.15 la deposizione di Andrea Mantella che sta rispondendo alle domande del pm Marisa Manzini. Il collaboratore di giustizia sta spiegando i rapporti tra la cosca dei Mancuso e quella dei Lo Bianco soffermandosi sui proventi degli affari illeciti a Vibo città e la percentuale che i Lo Bianco dovevano ai Mancuso. "A me non stava bene - ha riferito - e per questo nel 2004 ho creato un nuovo gruppo".  Secondo il pentito era composto, tra gli altri, da Salvatore Morelli, Francesco Pardea e Antonio Tomaino. L'area di influenza andava da Vibo città fino alla stazione di Vibo-Pizzo. Il gruppo avrebbe compiuto estorsioni, usura, trafficato droga e compiuto anche omicidi. Mantella parla dei suoi alleati: Bruno Emanuele di Gerocarne, Battaglia e Fiorillo di Piscopio, i Vallelunga di Serra e i Tripodi di Porto Salvo.

I rapporti tra Mantella e i Mancuso. La supremazia dei Mancuso, racconta il pentito, "era assoluta, a Vibo - aggiunge - tutti hanno paura di loro. Conosco - dichiara Mantella - Luni Scarpuni, il figlio di Vetrinetta, Luigi Mancuso con cui sono stato in carcere nel 1995. Ho avuto rapporti con Scarpuni mentre Cosmo Mancuso l'ho visto una volta nel Cin Cin Bar di Vibo, ricordo che me l'ha presentato Gianfranco Ferrante. Facevo la spola dalla Sardegna al carcere di Torino dove ho visto Antonio Mancuso. Abbiamo discusso non più di cinque minuti per le pressioni delle guardie penitenziarie. Gli chiesi come stava di salute e mi rispose che era ostacolato da Manzini e Ruperti. Mi aggiunse che stava male ed era sulla sedia a rotelle. Non ha parlato nei dettagli della sua malattia ma mi ha detto che la Manzini e Ruperti gli rompevano la testa per non dire altro. Fantomatica malattia era la sua ed anche la mia".

BOSS-GIOVANNI-MANCUSO

I rapporti con Giovanni Mancuso e il business della carne. "Amava - afferma Mantella riferendosi a Giovanni Mancuso (nella foto) -  farsi chiamare zio Jonny. Ci siamo incontrati vicino al mercato coperto di Vibo perché lui voleva il monopolio sulla macellazione della carne a Vibo Valentia. Ci stavamo alzando le mani quando Ruperti e Zampaglione hanno interrotto la discussione. Aveva un'azienda agricola nel 2004/2005. In quel periodo Giovanni Mancuso vendeva bestiame ai macellai di Vibo. Io volevo pure il monopolio. Se la carne costava 5,50 noi la facevamo pagare fino a 7 euro. Giovanni Mancuso voleva gestire il business, voleva la supremazia e mi riteneva un ragazzino. Allora ho reagito dicendo che dovevo gestire io. E così è stato. L'ho avuta vinta io. Lui si è spostato su Vena di Jonadi, territorio che a me non interessava".


Giovanni Mancuso e l'usura.  "A me - prosegue Mantella aprendo il filone dell'usura - non interessava che Giovanni Mancuso vendesse qualcosa, nè che girava i soldi a strozzo. Prestava i soldi a Mario De Rito, Salvatore Sorrentino ed altre persone che poi li prestavano ad usura a loro volta. Mario De Rito è il cognato di mio cugino Mantella Salvatore. Non conta nulla, non è affiliato, è uno così che ha potere solo su vena. Prendeva i soldi da Giovanni Mancuso e se dovevano fare qualche lavoro davano una parte a zio Johnny. Salvatore Sorrentino aveva un'amicizia diretta con Giovanni Mancuso. Staropoli era un costruttore di Vena Inferiore sotto usura da parte di Giovanni Mancuso. Gli fregai un appartamento. Gli ho prestato 20mila euro che ha girato come interesse d'usura a Giovanni Mancuso".

Il pestaggio al figlio di "Vetrinetta". Andrea Mantella, rispondendo alle domande del pm Marisa Manzini, affronta un altro argomento: il pestaggio del figlio di Pantaleone Mancuso, detto "Vetrinetta", deceduto nell'ottobre scorso. "Giovanni Mancuso tramite Giovanni Campennì - dichiara - mandò un'imbasciata che voleva incontrarmi in merito al pestaggio subito dal figlio di Vetrinetta". Si tratta di Giuseppe Mancuso che Mantella avrebbe conosciuto nel 2003. "Nell'estate 2009 - racconta - abbiamo avuto un piccolo diverbio: ero stato scarcerato grazie a consulenza fasulla, venne a trovarmi Francesco Macrì dicendomi che Pino Mancuso gli voleva parlare. Siamo dovuti ricorrere alle maniere forti con Pino Mancuso per fargli mettere i piedi per terra. Lo abbiamo picchiato io e Salvatore Morelli che era presente. Giuseppe Mancuso abusava su ragazzetti a Vibo. Dava loro qualche grammo di cocaina e poi esigeva cifre esose. I Mancuso - sostiene Mantella - trafficavano droga: acquistavo eroina da Scarpuni negli anni 80 e questo Pino Mancuso dava ai ragazzetti la cocaina".

Pantaleone Mancuso

Mantella ed il fallito agguato a "Scarpuni". Rispondendo ad un'altra domanda di Marisa Manzini, il collaboratore di giustizia ha parlato dei tentativi di uccidere Pantaleone Mancuso, detto "Scarpuni" (nella foto). "Tra me ed i Mancuso - precisa - era una farsa: entrambi aspettavamo di eliminarci fisicamente l'uno con l'altro". Mantella dice di conoscere Panteleone Mancuso sin dagli anni '80. "L'ho frequentato - rivela - fino al 2010, poi sono stato arrestato e per questo i rapporti si sono interrotti. Lui aveva cercato di darmi appuntamento a Monte Poro per fregarmi, noi facevamo le battute su Nicotera per prenderlo. Avevano interesse ad eliminarlo: i Bonavota, Fiorillo e Battaglia di Piscopio ed io stesso. Volevamo ucciderlo - aggiunge Mantella - perché metteva il naso nelle estorsioni a Vibo. Sapevamo che andava in bicicletta sul lungomare di Nicotera: siamo scesi con un furgone io, Battaglia, Morelli e, qualche altro, e non lo abbiamo preso perché è stato avvisato. Battaglia e Fiorillo si fidavano di Razionale che avrà avvisato Mancuso Pantaleone. Razionale faceva il doppio gioco: con noi parlava male dei Mancuso e con loro parlava male di noi. Ho parlato con Domenico Bonavota e Francesco Fortuna della volontà di uccidere Scarpuni". Poi rivela di essere a conoscenza della volontà di Panteleone Mancuso di uccidere Domenico Bonavota, elemento di spicco dell'omonimo clan egemone a Sant'Onofrio e dintorni.

Guastalegname e i soldi ai clan sui lavori. Motivi di attrito tra Panteleone Mancuso e le cosche "scissioniste" erano causati spesso dalla riscossione delle mazzette. Mantella racconta: "Guastalegname, grande costruttore del Vibonese, pagava Rosario Fiarè e Gregorio Gioffrè. Quando mancava qualcuno di loro lo prendeva Scarpuni. Nel periodo in cui mancavano Scarpuni e Fiarè finiti in carcere, il gruppo Anello-Bonavota si prendeva questo Guastalegname. Era forse il 2005/2006. Si prendeva - specifica Mantella - significa: prendeva le mazzette. Questa situazione - aggiunge il collaboratore di giustizia - stava bene anche a Guastalegname: non tutti sono vittime, ad alcuni piace vantarsi che sono amici di Pantaleone Mancuso. Guastalegname ha sempre pagato senza problemi".

Il rapporto tra i Mancuso ed i Soriano di Filandari. Andrea Mantella parla anche dei rapporti tra il clan di Limbadi e i Soriano di Filandari. Racconta di un attentato compiuto da Leone Soriano ad un parente dell'imprenditore Castagna affinchè quest'ultimo si "avvicinasse" poi agli stessi Soriano "per fare amicizia". "Castagna - spiega Mantella - non aveva bisogno di fare amicizia con i Soriano visto che era già nelle mani dei Mancuso". Per il collaboratore di giustizia, il rapporto tra i Mancuso e i Soriano "è fatto di falsità". "Roberto Soriano - afferma Mantella - si era messo a disposizione di Peppe Mancuso ('Mbroghia) e ha fatto la fine che tutti sanno. Leone Soriano riteneva responsabile della morte del fratello il gruppo Razionale-Accorinti".

Le accuse a Patania e Barba. Per Mantella anche gli imprenditori di Vibo Valentia Francesco Patania, detto "Cicciobello" e Francesco Barba "sono due mafiosi". "Appartengono - aggiunge - al gruppo Lo Bianco e avevano rapporti con i Mancuso".  

Rinviato il controesame. Termina qui la deposizione di Andrea Mantella che ha risposto alle domande del pm Marisa Manzini. Disattivato il collegamento con la località protetta alle ore 12.45. Rinviato a lunedì 10 ottobre il contro-esame. In scena entreranno gli avvocati delle difese che porranno le loro domande al collaboratore di giustizia vibonese.

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