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Nuovo ospedale Vibo, ancora indagini Arpacal: effettuati nuovi prelievi. Si va verso la bonifica

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I tecnici dell’agenzia regionale per l’ambiente sono tornati nell’area in cui dovrebbe sorgere nosocomio. I risultati  sono attesi la settimana prossima e i tempi si dilatano

Si allargano ad ampio raggio le indagini sul terreno su cui dovrebbe sorgere il nuovo ospedale di Vibo e al momento posto sotto stretta osservazione dai tecnici dell’Arpacal. Dopo l’audizione in commissione vigilanza del Consiglio regionale del direttore del dipartimento vibonese, Angela Maria Diano, si è deciso di approfondire le indagini sul terreno e al più tardi nella prossima settimana dovrebbero essere pronti i risultati dei prelievi effettuati nei giorni scorsi e attualmente sotto esame nel laboratori dell’Arpacal.

Il caso. Come si ricorderà, nell’area individuata per la costruzione del nuovo nosocomio sono stati riscontrati depositi di metalli pesanti. Già un’indagine ambientale preliminare risalente al 2014 aveva fatto emergere il superamento delle concentrazioni soglia di contaminazione (csc) relativi a due parametri: il berilio e il vanadio. La conferma della persistente presenza dei depositi nel terreno è arrivata poi lo scorso 26 aprile, quando l’Arpacal ha definitivamente dichiarato la contaminazione del luogo.

Ad ampio raggio. Per capire quale genere di intervento sia più opportuno predisporre al fine di tirar fuori dalle secche dell’immobilismo un’opera da tanti anni attesa e che rischia di eclissarsi nel mare magnum di rilievi e pastoie burocratiche, si è così deciso di ampliare lo spettro di indagine sul terreno contaminato. I tecnici dell’Arpacal sono tornati nei giorni scorsi sul luogo individuato per la costruzione del nuovo ospedale e hanno prelevato nuovi campioni di terreno. Questa volta le indagini si sono estese al suolo esterno per escludere l’ipotesi di depositi isolati.

Tesi. Da quanto è stato possibile apprendere sembra infatti che l’ipotesi più accreditata al momento, in attesa degli esiti delle verifiche di laboratorio, sia che i depositi rappresentino un “valore di fondo”. Nell’area i due metalli pesanti – il berilio e il vanadio – sarebbero, insomma, presenti per via della conformazione geologica del terreno e questa circostanza metterebbe al riparo da un possibile caso di inquinamento ambientale.

Prospettive. Quale che sia l’esito delle indagini suppletive rese necessarie dal ritrovamento dei metalli pesanti, nulla di positivo si profila all’orizzonte per il nuovo ospedale di Vibo Valentia. Nel caso in cui si tratti di depositi isolati bisognerà intervenire bonificando l’intera area determinando un aggravio di costi e un prolungamento dei tempi tecnici sospingendo a data da destinarsi il termine per la consegna dei lavori inizialmente fissato entro la fine del 2016. Nel caso in cui si tratti, invece, di “valori di fondo” l’ipotesi più ragionevole sarebbe, presumibilmente, quella di individuare una nuova area; anche in questo caso sarebbe impossibile rispettare i tempi di consegna. (l.c.)

 

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