Cronaca

Infiltrazioni mafiose nel Comune di Ricadi, Consiglio di Stato conferma scioglimento

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Respinto dai giudici amministrativi di secondo grado il ricorso degli ex amministratori, fra i quali l’attuale consigliere regionale del Pd, Michele Mirabello, e l’ex sindaco Pino Giuliano  

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di GIUSEPPE BAGLIVO

Confermato dal Consiglio di Stato lo scioglimento per infiltrazioni mafiose degli organi elettivi del Comune di Ricadi, sciolti l’11 febbraio 2014 dal Presidente della Repubblica in accoglimento di una proposta del Viminale e della Prefettura di Vibo. Due i ricorsi avverso il decreto di scioglimento, entrambi riuniti e respinti dal Consiglio di Stato in quanto ritenuti “infondati”: uno dell’ex sindaco Pino Giuliano con gli avvocati Angelo Clarizia e Oreste Morcavallo, un secondo dell’avvocato Oreste Morcavallo per conto di Pino Giuliano e degli ex amministratori – fra ex assessori ed ex consiglieri comunali – Michele Mirabello (attuale consigliere regionale del Pd e segretario provinciale del partito dimissionario), Francesco Giuliano, Vera Carone, Francesco Pantano, Giuseppe De Carlo, Francesco Mazzitelli, Nicola Tripodi, Mercurio De Carlo.

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Dichiarata già dal Tar del Lazio la sopravvenuta carenza di interesse in primo grado al ricorso per uno degli ex amministratori, il Consiglio di Stato ha ribadito l’esistenza di “elementi concreti, univoci e rilevanti, significativi di una situazione di condizionamento da parte della criminalità organizzata” nella vita del Comune di Ricadi e dell’ex amministrazione comunale guidata dall’allora sindaco Pino Giuliano. Tali elementi, ad avviso dei giudici amministrativi di secondo grado, sono da ritenere tali da aver “alterato il procedimento di formazione della volontà degli organi amministrativi” e tali da “compromettere l’imparzialità dell’amministrazione comunale e motivarne così lo scioglimento” per infiltrazioni mafiose. Per il Consiglio di Stato, il favore “per l’esito delle elezioni e le aspettative di poter condizionare l’amministrazione comunale, manifestate da soggetti attenzionati” nell’ambito dell’operazione antimafia “Black money” della Dda di Catanzaro, trovano “oggettivi riscontri nelle intercettazioni”dell’inchiesta contro il clan Mancuso.

Pino Giuliano

Pino Giuliano

Secondo i giudici amministrativi di secondo grado (che hanno confermato il verdetto di primo grado del Tar del Lazio del luglio 2015), le disfunzioni amministrative riscontrate nel Comune di Ricadi sono “molteplici ed estese a tutti i settori di attività dell’ente locale” ed hanno fatto desumere “l’esistenza di finalità diverse da quelle del buon andamento e dell’imparzialità dell’azione amministrativa, e con essa l’esistenza di condizionamenti della criminalità organizzata”. Non si è nel caso di specie, ad avviso dei giudici, in presenza “soltanto di manifestazioni dell’inefficienza operativa dell’ente e dei suoi amministratori e dipendenti, o di una pratica clientelare dei soggetti coinvolti”, in quanto le attività amministrative concernenti il rilascio di titoli edilizi, la gestione del demanio marittimo e l’affidamento di appalti pubblici hanno portato “vantaggi, e non occasionalmente, a soggetti con pregiudizi penali o di polizia o a imprese colpite da interdittive antimafia”.

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Le singole contestazioni. In particolare, un assessore, all’epoca anche responsabile dell’Ufficio Tecnico del Comune di Ricadi, “al quale sono imputate frequentazioni con soggetti gravati da indagini di polizia”, avrebbe disposto la liquidazione di somme ad una società colpita da informazione antimafia interdittiva.

Per il Consiglio di Stato, non è in discussione la spettanza delle somme, bensì le “modalità anomale del pagamento”, non apparendo così illogico “che dall’esercizio del potere anticipato (rispetto all’assunzione dell’incarico, ma anche al riscontro della richiesta di informazione antimafia) sia stato desunto l’intento di favorire il soggetto (poi risultato) controindicato”. Vi sarebbero inoltre state “interferenze degli organi politici nella gestione del servizio di depurazione delle acque, con il coinvolgimento di realtà imprenditoriali i cui vertici amministrativi sarebbero coinvolti in procedimenti penali per reati associativi ed ambientali. Anche in questo caso – sottolinea il Consiglio di Stato – le relative decisioni, da cui la Commissione di accesso desume un intento dilatorio a vantaggio degli affidamenti diretti, sono state assunte dalla Giunta ovvero da un tecnico individuato dal sindaco”.

Comune Ricadi

Altre contestazioni confermate dal Consiglio di Stato riguardano la destinazione di contributi anche a soggetti vicini alla criminalità organizzata e una serie di “titoli edilizi che hanno interessato soggetti ritenuti contigui alla criminalità organizzata”, la nomina fiduciaria del tecnico responsabile del rilascio dei titoli edilizi illegittimi avvenuta pure questa “in modo illegittimo”, con il tecnico in questione sul quale “pendono segnalazioni all’autorità giudiziaria per fatti, recenti, legati all’attività edilizia e per abuso d’ufficio”. Quindi vi sarebbero pure “concessioni demaniali marittime non revocate a chi non aveva versato i canoni concessori e sarebbero state tollerate occupazioni eccedenti le aree concesse, sempre a vantaggio di soggetti controindicati”.

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Fra gli occupanti delle aree demaniali, anche “un condannato per associazione mafiosa, un destinatario di divieto di detenzione armi a causa di frequentazioni con pregiudicati, ed un avvisato orale con plurimi precedenti di polizia e frequentatore di soggetti vicini alla criminalità organizzata”. Fra i concessionari morosi, invece, pure un “soggetto arrestato nel 2006 per mafia ed un consorzio del quale un componente è vicino ad un sodalizio mafioso, e presidente, vicepresidente ed alcuni soci sono stati segnalati per frequentazioni con soggetti controindicati anche per associazione di tipo mafioso, estorsione e usura”.

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Responsabilità politiche. La conferma da parte del Consiglio di Stato della bontà dell’operato del Ministero dell’Interno apre così nel caso di Ricadi anche il “capitolo” delle responsabilità politiche, posto che Pino Giuliano era stato eletto sindaco nel 2011 con una lista di centrodestra sostenuta dall’ex consigliere provinciale, Gianfranco La Torre, il quale aveva poi assunto nell’amministrazione Giuliano la carica di vicesindaco. Nel novembre 2011, una crisi politica aveva poi mandato il centrodestra all’opposizione ed il centrosinistra – guidato dall’allora consigliere comunale Michele Mirabello, ex assessore alla Provincia ed attuale segretario (dimissionario) provinciale del Pd, nonchè consigliere regionale – in maggioranza.

Michele Mirabello

Michele Mirabello

Il “capitolo” delle responsabilità politiche viene aperto, fra l’altro, anche in considerazione del fatto che lo stesso Consiglio di Stato, nel confermare lo scioglimento dei precedenti organi elettivi dell’ente, sottolinea in sentenza come “occorre tener conto che l’amministrazione disciolta si era insediata dopo una gestione commissariale ed aveva vinto le elezioni all’insegna del rinnovamento e del recupero della legalità. Pertanto, sarebbe stato lecito attendersi una condotta molto attenta a superare situazioni critiche consolidate nei rapporti del Comune con appaltatori e concessionari;

Gianfranco La Torre

Gianfranco La Torre

viceversa – conclude il Consiglio di Stato nella sua sentenza – la sostanziale continuità nel ricorso ad affidamenti diretti, l’inerzia (o l’incompleta attività di recupero rispetto al passato) nella gestione dei beni pubblici, depongono nel senso della possibile esistenza di condizionamenti”.

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