Cronaca

‘Ndrangheta: “terremoto” a Rende. Ecco tutte le accuse contestate agli indagati

Associazione mafiosa, voto di scambio, corruzione in atti pubblici: ecco come la Dda contesta il “Sistema Rende”

Le accuse contestate ai politici e ai soggetti gravitanti nell’ambito della criminalità organizzata cosentina fanno tremare i polsi. Dall’ordinanza di custodia cautelare in carcere e ai domiciliari si evincono, o quantomeno sospettano, comportamenti di sicuro interesse penale.
Corruzione in atti pubblici e concorso. La prima contestazione mossa, a vario titolo (ma comunque in concorso di reato), ai politici e ai malandrini riguarda soprattutto la corruzione in atto pubblico a fini elettorali. Il gip distrettuale, infatti, così scrive per quanto riguarda Sandro Principe, Umberto Bernaudo, Pietro Paolo Ruffolo: “… tutti ottenendo la promessa e il conseguente impegno elettorale consistito nel procacciamento di voti da parte di esponenti di vertice della cosca Lanzino-Ruà, quali Adolfo D’ambrosio, Di Puppo Michele, Patitucci Francesco e Di Puppo Umberto e degli altri appartenenti alla predetta cosca per il vantaggio proprio, oltre che per quello della coalizione di riferimento, avvalendosi i predetti sodali della forza intimidatrice del vincolo associativo…”

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Sandro Principe

Voto di scambio. Il gip ritiene che gli indagati politici si siano, in cambio dei voti, premurati di mettere in campo “condotte procedimentali amministrative di favore contrarie ai doveri d’ufficio per come per ciascun soggetto descritte nel capo di imputazione che segue…”. Il tutto aggravato dalle aggravanti mafiose (articolo 7 della legge antimafia), in quanto “D’ambrosio, Di Puppo Michele, Patitucci Francesco e Di Puppo Umberto si avvalevano del metodo mafioso per procacciare voti…”.

Favori e prebende. Ma cosa è contenuto nel successivo capo di imputazione? Il passaggio riguarda le posizioni dell’ex consigliere comunale e assessore ai Lavori pubblici Giuseppe Gagliardi e lo stesso Adolfo D’Ambrosio. Il politico si sarebbe impegnato “anche tramite Sandro Principe, affinché D’Ambrosio venisse risarcito dal Comune di Rende per i danni dall’alluvione che avrebbe interessato il bar Colibrì, danneggiato dall’alluvione, ricevendo quale corrispettivo la promessa di impegno elettorale”.

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Umberto Bernaudo e Pietro Ruffolo

Concorso esterno in associazione mafiosa. Altri reati vengono contestati a Sandro Principe, Umberto Bernaudo e Piero Paolo Ruffolo. Si tratta del concorso esterno in associazione mafiosa. Nella loro veste di politici e amministratori pro tempore, avrebbero “partecipato all’associazione mafiosa Lanzino-Ruà anche orientando l’operato e le decisioni del Comune di Rende, agevolando e rafforzando la medesima cosca di ‘ndrangheta ed aumentandone il prestigio e la capacità di infiltrazione sul territorio”. Il tutto sarebbe riconducibile alle elezioni avvenute tra il ‘99 e il 2011 al Comune di Rende ed alle elezioni provinciali, con un presunto scambio di voti, favori e prebende destinate a rafforzare gli uomini del clan e di conseguenza il prestigio del clan stesso.

Rosario Mirabelli

Rosario Mirabelli

Verso l’Astronave reggina. Rosario Mirabelli, Michele Di Puppo e Marco Paolo Lento, in concorso fra loro, sono accusati del reato di voto di scambio (leggi qui la promessa di posti nei call center del gruppo Abramo). In questo caso, Marco Paolo Lento sarebbe stato il tramite tra gli accordi stipulati tra Mirabelli (ex consigliere regionale) e lo stesso Michele Di Puppo. Secondo il gip, in occasione delle elezioni regionali, Mirabelli “per il tramite di Lento, avrebbe promesso condotte in favore di Di Puppo in cambio di impegno elettorale”. (cosenza@zoom24.it)

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