Economia & Società

Emigrazione sanitaria, 60mila calabresi in cura fuori regione: la “ricetta” di Scura

I calabresi viaggiano per cure oncologiche, ortopediche e tiroidee. Il commissario punta a recuperare il 30 per cento dell’utenza, prevedendo precise postazioni target

di ILARIA LENZA

Sono circa 60mila i calabresi che ogni anno scelgono di bussare ai presidi sanitari delle altre regioni per ricevere assistenza medica. Il tasso di ospedalizzazione dei calabresi fuori regione è pari a 31 per mille abitanti: 60.916 i ricoveri oltre confine, corrispondente ad un tariffario di 214.256.688 euro. Secondo le stime contenute nel decreto di riorganizzazione della rete ospedaliera regionale elaborato del commissario alla Sanità, il fenomeno della mobilità passiva (il fenomeno cioè della migrazione sanitaria dei calabresi fuori regione) diminuisce nel tempo, ma resta un dato importante per la sanità pubblica calabrese. Un trend positivo emerge, in egual misura, nello studio quinquennale elaborato da Demoskopika, in cui vengono elaborati i dati del ministero della Salute. In Calabria nel 2010 i ricoveri fuori regioni raggiungono quota 62mila, nel 2011 61mila e nel 2012 (ultimo anno disponibile) 60mila. Una lieve inflessione positiva sulla quale intende insistere il commissario Scura, attraverso il decreto, per mitigare «i costi economici e sociali dei nuclei familiari coinvolti» e liberare così «risorse da reinvestire in servizi sanitari».

Recuperare il 30 per cento della mobilità passiva. Nel decreto del commissario, ridurre la mobilità passiva è uno degli obiettivi strategici, in ragione del quale si prevede attraverso la nuova organizzazione ospedaliera di «colmare il divario strutturale e qualitativo dell’offerta sanitaria». In particolare rispetto al trattamento delle patologie oncologiche. Per ricostruire il rapporto domanda-offerta si prevede infatti «un aumento del 20 per cento dei volumi attuali degli interventi chirurgici per le maggiori sedi tumorali», con l’attivazione «di una maggiore offerta dei posti letto e la contestuale implementazione di una serie di servizi». Le maggiori criticità di settore si registrano nel trattamento delle post-acuzie e sono dovute alla mancata attivazione dei posti letto programmati. Per questo, la gestione commissariale intende recuperare il 30 per cento della mobilità passive per acuzie. «Si prevede di ricomprendere – chiarisce il decreto – il 20 per cento nei posti letto già programmati e il 10 per cento ad integrazione (in incremento) del fabbisogno dei posti letto».

Prestazioni target. Il decreto, inoltre, segna la strada da seguire e indica le prestazioni sanitarie target su cui investire per il recupero della mobilità, che richiede «personale, risorse tecnologiche, qualità delle prestazioni, comfort alberghiero e facilità di accesso». Interventi da attuare nell’arco di qualche anno, anche attraverso la riorganizzazione delle reti assistenziali per intensità e cura. La migrazione sanitaria calabrese è legata alle prestazioni oncologiche, ortopediche e tiroidee, reti che la gestione commissariale intende implementare nei centri più importanti. In particolare, in riferimento alle patologie oncologiche il decreto punta all’attivazione di una rete oncologica regionale e alla stipula di una serie di convenzioni con le regioni confinanti verso cui si migra maggiormente. Rispetto alla mobilità legata alle patologie tiroidee, invece, Scura mira alla definizione di un percorso diagnostico terapeutico. Diversa la casistica ortopedica, che costituisce il 50 per cento della mobilità regionale totale, per lo più di natura protesica. Si tratta di mobilità, secondo il decreto, evitabile e «legata a inadeguatezza dell’offerta e sfiducia e disinformazione». Oltre quindi agli interventi strutturali, la gestione commissariale prevede di ottimizzare l’informazione di settore rivolta ai cittadini, affinché decidano sempre di più di curarsi dentro i confini della regione.