Cronaca

‘Ndrangheta, Dda Catanzaro: “Chi denuncia non resterà mai solo”

Il procuratore vicario Giovanni Bombardieri sferza i cittadini di Lamezia Terme: “Necessaria la massima collaborazione della società civile”

“La criminalità organizzata sta tentando nuovamente di rimpossessarsi del territorio lametino”. E’ in questo quadro che va ad inserirsi il riesplodere di episodi intimidatori a danno soprattutto dei commercianti. Negli spazi lasciati vuoti dalle inchieste della magistratura e dal riassestamento di equilibri interni alle cosche, si va riorganizzando il tessuto criminale della piana. Ed è proprio in funzione dell’abbassamento del livello d’infiltrazione criminale che il procuratore vicario, Giovanni Bombardieri, ha chiesto questa mattina una forte presa di coscienza alla cittadinanza e agli imprenditori. “Era ben comprensibile il timore indotto, diversi anni fa, da una robusta ramificazione criminale sul territorio di Lamezia ma dopo numerose operazioni di polizia che hanno portato allo smantellamento dei gruppi criminali, ci sono le condizioni per intraprendere una forma di collaborazione con i cittadini”. Non si stanca il procuratore di puntare il dito contro quel velo di omertà che permette, sfruttando il silenzio, alle nuove leve di riorganizzare sul territorio le attività criminali e ripropone l’invito alla collaborazione a qualche ora di distanza dall’arresto di due esponenti di spicco della cosca Iannazzo confederata con i Cannizzaro-Da Ponte.

Gli arresti. Alle prime luci dell’alba la Polizia di Stato ha infatti tratto in arresto i due fratelli, Alfredo e Bruno Gagliardi, ritenuti responsabili dell’omicidio, avvenuto nel luglio del 2003, di Vincenzo Torcasio appartenente ad una cosca rivale. I provvedimenti cautelari sono stati notificati a Bruno Gagliardi, già ristretto nella casa circondariale di Terni, e ad Alfredo Gagliardi, tratto invece in arresto all’interno della propria abitazione. Il quadro accusatorio, che ha portato a spiccare i provvedimenti cautelari a carico dei due fratelli Gagliardi, già tratteggiato dalla precedente operazione “Andromeda”, è stato completato grazie alle testimonianze rese da un collaboratore di giustizia, Gennaro Pulice, componente del gruppo di fuoco della cosca Cannizzaro-Da Ponte confederata agli Iannazzo e autore materiale dell’omicidio di Vincenzo Torcasio.

Gola profonda. “I Cannizzaro volevano eliminare tutti i componenti della famiglia Torcasio”. A svelarlo ai magistrati della Dda di Catanzaro è stato il collaboratore di giustizia Gennaro Pulice le cui dichiarazioni sono alla base dell’ordinanza emessa oggi nei confronti dei fratelli Bruno e Alfredo Gagliardi. La famiglia Torcasio doveva essere eliminata poichè ritenuta responsabile dell’omicidio di Peppe Cannizzaro. “Vincenzo Torcasio – ha dichiarato Pulice – non era negli obiettivi da attaccare, negli obiettivi da eliminare”. Una seconda linea che però dopo la morte del boss Antonio Torcasio “cominciava comunque ad essere un pericolo”. Da qui la decisione di ucciderlo. E’ proprio Pulice a fare da killer, dopo un primo colpo, racconta, “ho visto che lui è riuscito a girarsi e a scappare, quindi io ho scavalcato il muro e gli sono corso dietro. Preciso che io sono una persona molto veloce. Sono una persona che comunque ha sempre fatto ginnastica, sono una persona che ha sempre partecipato a gare agonistiche anche di corsa, quindi, di fatto, la sua preparazione rispetto alla mia era pessima, io l’ho raggiunto, l’ho sparato comunque a una distanza di una ventina di metri e credo di averlo colpito comunque… tutti i colpi sicuramente l’avrò colpito nella parte posteriore del corpo”. Pulice un mese dopo essere stato arrestato nell’operazione “Andromeda” ha scelto di collaborare con la giustizia. Una scelta ha dichiarato nel suo primo verbale “dettata essenzialmente dalla volontà di assicurare un futuro migliore ai miei due figli e dalla necessità di metterli a riparo da eventuali azioni lesive nei loro confronti”.

I fratelli Gagliardi. I due fratelli Gagliardi svolsero tutta una serie di attività collaterali e di supporto all’assassinio. Bruno Gagliardi, è stato spiegato dal capo della squadra mobile di Catanzaro, Giuseppe De Sanctis, effettuò un vero e proprio “servizio di osservazione”, pedinando e appostando la vittima al fine di scoprirne le abitudini. Vincenzo Torcasio, era infatti solito passare le serate in un locale di Falerna, luogo che diventò in seguito teatro dell’omicidio. Fu Alfredo Gagliardi ad avvertire la notte del 26 luglio del 2003 della presenza di Vincenzo Torcasio all’interno del locale notturno.

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