Cronaca

Migranti allontanati da Riace, il Viminale precisa: “Nessuna deportazione”

Il ministero dell'Interno chiarisce che si muoveranno soltanto su base volontaria

“Non ci sarà alcuna deportazione da Riace, le persone che sono in accoglienza possono proseguire il progetto di integrazione in un altro progetto Sprar e noi, operativamente, cerchiamo di individuare altri posti che siano adeguati”. A spiegare per prima cosa comporterà la chiusura del progetto di integrazione su disposizione del Viminale è Daniela Di Capua, direttrice del Servizio Centrale dello Sprar, il sistema di protezione per i richiedenti asilo e i rifugiati, in merito alle notizie di possibili trasferimenti dei migranti che vivono a Riac: Non è il primo caso del genere. Il trasferimento viene proposto e non imposto ai migranti”. Non ci sarà alcun trasferimento obbligatorio: i migranti si muoveranno solo su base volontaria. È questo il meccanismo che scatta quando un progetto Sprar deve chiudere, perché finisce oppure perché viene revocato dal Viminale. E a spiegarlo sono anche fonti del Ministero dell’Interno.




Quanto accade ora – spiegano dal Viminale – è che i migranti hanno due opzioni: restare dove sono (e non beneficiare più del sistema di accoglienza), oppure possono andare in altri progetti Sprar nelle vicinanze, naturalmente sulla base delle disponibilità. La proposta di nuova destinazione viene formalizzata dagli operatori del progetto. Ciò non toglie che gli enti territoriali come Comune o Regione possono avviare altri interventi di assistenza. Il Comune di Riace ha 60 giorni di tempo per fornire la documentazione finanziaria sui migranti che beneficiavano dell’ accoglienza, sia che queste persone decidano di essere trasferite sia che restino nel comune calabrese.

Nel paese sono 80 gli stranieri a carico dello Sprar (altre decine afferiscono al Cas, centro di accoglienza straordinaria) e comunque l’atmosfera non è delle migliori perchè i migranti non vogliono andare via. Ed i colloqui coi migranti non inizieranno prima di aver trovato soluzioni alternative: “di solito le cerchiamo negli Sprar vicini – spiega la Di Capua -dipende dalla disponibilità: in Calabria ce ne sono oltre 100”.

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