Economia & società

Raccolta di rifiuti a Vibo, Slai Cobas: “Un appalto che fa acqua da tutte le parti”

Un lavoratore colto da malore mentre svolgeva le proprie mansioni. Nazzareno Piperno si scaglia contro Dusty e Comune

Comune-di-Vibo-Valentia

Un appalto, quello della raccolta dei rifiuti a Vibo Valentia, "che fa acqua da tutte le parti e che, con gli esiti che si vedranno si spera da qui a poco, è caduto anche sotto la lente di ingrandimento della magistratura". E' questa l'ennesima denuncia dello Slai Cobas.

Le carenze. "Lamentiamo - ha affermato il coordinatore provinciale Nazzareno Piperno -  l'insufficienza dell'organico, al di sotto di quanto previsto come obbligo dal Capitolato, che se da un lato per la collettività si traduce in servizi previsti e non effettuati, dall'altro per i lavoratori si traduce in un logorio psico-fisico enorme per fronteggiare gli enormi carichi di lavoro previsti da ordini di servizio aziendale  che necessiterebbero di ben altra forza-lavoro. Lamentiamo, come conseguenza, l'abnorme aumento di malattie ed infortuni quale chiaro indice dello sfruttamento indiscriminato delle risicate risorse umane dell'azienda.  Lamentiamo da sempre l'arbitrario esercizio del potere disciplinare dell'azienda che solleva contestazioni disciplinari ad ogni piè sospinto con il chiaro intento di mettere pressione ai lavoratori  - per la serie: ti osservo sempre e minaccio perlomeno di punirti per ogni cosa  che fai giusta o sbagliata – per poi nella maggior parte dei casi archiviare il caso o, per alcuni fortunati, irrogare sanzioni palesemente sproporzionate (come ad esempio nell'ultimo caso in cui un lavoratore è stato punito con tre giorni di sospensione per aver gettato un secchio rotto ed ormai inutilizzabile nell'autocompattatore. Perché, ammesso che sia vero, cosa avrebbe dovuto fare? Lasciarlo per strada? Portarselo a casa....?)".




I disagi dei lavoratori. Il sindacato lamentava ancora  "l'arbitrario ricorso da parte aziendale ai contratti a tempo determinato - a loro volta chiaro sintomo della necessità dell'azienda di un maggior numero di lavoratori e di ore lavorate - che risultano comodi per l'azienda per lo stato di inferiorità in cui mettono il malcapitato di turno che, nella speranza di vedersi allungata la durata, lavorano oltre ogni ragionevole limite umano fino a dieci ore e più ogni giorno per compiacere il datore di lavoro a fronte di tre/quattro ore al giorno previste dal contratto, chinando sempre la testa, con atteggiamenti aziendali che nulla hanno da invidiare all'oscurantismo medievale e che trovano, purtroppo, terreno fertile nella maledetta fame di lavoro che da sempre attanaglia i nostri territori. Lamentavamo tutto questo ed altro ancora, paventando conseguenze disastrose per la incolumità di questi lavoratori, chiedendo a gran voce che chi ha il potere di farlo  intervenga  per mettere fine allo sfacelo, ripristinare la legalità ed evitare la tragedia".

Tragedia sfiorata. A sentire il sindacalista nella giornata di oggi si è sfiorata la tragedia. "Un lavoratore assunto a tempo determinato, S.M., ultrasessantenne - assunto a 3 ore al giorno sulla carta per oltre 10 ore di lavoro effettivo - ha rischiato di morire per il tozzo di pane che guadagna e per la speranza che l'azienda sia tanto buona da continuare a darglielo per un po' di tempo almeno (perché di assumerlo a tempo indeterminato, pare, non se ne parla...). Un infarto - si legge in una nota - ha rischiato di portarselo via, nel silenzio dell'azienda e nell'agghiacciante indifferenza dell'amministrazione comunale.  Stress? Paura? Esaurimento psico-fisico ?Non sappiamo cosa abbia determinato il malore odierno del nostro assistito. Quello che sappiamo e ben conosciamo è la sua preoccupazione, da quando nel famigerato agosto 2014 ha perso la stabilità del suo posto di lavoro, di trovare di che vivere, di guadagnare qualcosa per far fronte ai suoi debiti, di riacquistare la sua dignità - perduta senza alcuna sua colpa - di uomo perbene e di lavoratore".

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