Cronaca

Ammazzò anziano a colpi di pistola a San Calogero, pena ridotta da 16 a 12 anni

La sentenza della Corte di assise di appello nei confronti di Cosma Damiano Sibio che il 15 agosto del 2016 uccise il 74enne Domenico Antonio Valenti a colpi di pistola

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La Corte di assise di appello di Catanzaro (presidente Petrini, a latere Cosentino) ha ridotto da 16 a 12 anni di reclusione la pena nei confronti di Cosma Damiano Sibio, il 50enne di San Calogero accusato dell’omicidio di Domenico Antonio Valenti commesso il 15 agosto del 2016. Rigettando l’appello del pm che chiedeva la riforma della sentenza riconoscendo l’aggravante della premeditazione, la Corte ha accolto di fatti le richieste della difesa rappresentate dall’avvocato Giovanni Vecchio concedendo le attenuanti generiche.

La ricostruzione della difesa. Il primo grado il Tribunale di Vibo Valentia aveva condannato Sibio a 16 anni di carcere. La difesa, già durante gli interrogatori avvenuti in fase di indagine, aveva insistito nello specificare che il fatto di reato, diversamente da quanto sostenuto dall’ufficio di Procura, non poteva essere ricollegato alla volontà di porre fine ai litigi relativi a terreni confinanti. Tramite attività di indagini difensive si è ricostruita la vicenda dell’imprenditore Sibio, il quale negli anni aveva subito l’incendio di due mezzi meccanici e numerose pressioni per giungere a cedere un terreno richiestogli dalla vittima. In particolare la difesa ha inteso dimostrare come il fatto fosse dipeso da un black out mentale dipeso dal crollo psicologico del Sibio, verificatosi quando si avvede, la mattina in cui si verifica il triste evento luttuoso, che la saracinesca del proprio garage presenta fori causati dall’esplosione di colpi d’arma da fuoco, tanto che il lunotto della Mercedes di famiglia risulta danneggiato. Il Sibio denuncia immediatamente il fatto ai carabinieri, ribadendo i propri sospetti verso il Valenti. Successivamente l’imputato decideva di chiarire l’accaduto con quest’ultimo e, secondo quanto dichiarato negli interrogatori, non appena l’indagato incontra la vittima, segue una discussione drammatica in cui il Sibio ferisce mortalmente il Valenti.

No alla premeditazione. Sulla scorta di dette osservazioni la difesa aveva già chiesto in primo grado l’esclusione delle aggravanti contestate dall’accusa, ed in base alle quali era stata chiesta la condanna all’ergastolo, sostenendo trattarsi di omicidio caratterizzato da dolo d’impeto, quale reazione all’offesa perpetrata la sera prima quando l’abitazione del Sibio è stata attinta da colpi d’arma da fuoco e alla reazione di scherno del Valenti. La determinazione del Sibio, per la difesa, non è stata quindi determinata da “motivi futili”. Per dimostrare ciò si è fatto leva sulla necessità di comprendere l’aspetto psicologico che ha mosso l’autore del fatto, quindi sul convincimento, anche putativo, che il Valenti fosse l’autore dei fatti patiti nel passato dal Sibio, secondo quanto documentato con indagini difensive. Così come l’evenienza che l’imputato si fosse portato armato ad affrontare il Valenti non poteva avere come conseguenza quella della premeditazione dell’omicidio.

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