Cronaca

‘Ndrangheta, beni per due milioni di euro sequestrati ad un imprenditore

Secondo l'accusa sarebbe contiguo alle cosche Iamonte di Melito Porto Salvo e Piromalli di Gioia Tauro. Ad inguaiarlo le dichiarazioni fornite da alcuni collaboratori di giustizia

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Beni per circa 2 milioni di euro sono stati sequestrati dai finanzieri del Nucleo Speciale Polizia Valutaria di Reggio Calabria. La misura di prevenzione patrimoniale, emessa dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale della città dello Stretto, su richiesta della locale Procura distrettuale antimafia, riguarda Alberto Pizzichemi, 48 anni, imprenditore di Melito di Porto Salvo (RC) e del suo nucleo familiare.




I beni sequestrati sono 10 immobili (tra cui appartamenti e terreni a Reggio Calabria e Bologna), l'intero complesso aziendale di una rivendita di tabacchi (sita all'interno di un noto centro commerciale bolognese), nonché altre disponibilità finanziarie. Le attività svolte,che hanno preso spunto dallo sviluppo investigativo di alcune segnalazioni di operazioni sospette inviate dagli intermediari bancari o finanziari, avrebbero consentito di dimostrare che l'imprenditore, operante prevalentemente nel settore degli autotrasporti, sarebbe contiguo alle cosche Iamonte (attiva nella fascia ionica della provincia reggina) e Piromalli (egemone sulla Piana di Gioia Tauro). Il suo ruolo sarebbe emerso da riscontri alle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia. L'imprenditore, seppure assolto definitivamente dal delitto di associazione mafiosa, e' stato ritenuto dal Tribunale Sezione Misure di Prevenzione inserito "in quella zona d'ombra" contigua alle organizzazioni criminali.

Gli investimenti effettuati nel tempo da Pizzichemi sarebbero del tutto sproporzionati rispetto alle fonti di reddito legittimamente realizzate. In particolare i finanzieri hanno ricostruito tutti i redditi prodotti dall'imprenditore e dal suo nucleo familiare dall'anno 1991 e, confrontandoli con gli acquisti e con gli investimenti effettuati negli anni, avrebbero dimostrato la netta sproporzione tra i redditi conseguiti e i beni acquisiti e le somme di denaro accumulate. Il sequestro è stato eseguito dai finanzieri reggini con la collaborazione dei militari del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Bologna.