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Vibo, degrado nel centro storico: nell’incuria il monumento a Luigi Razza. Policaro “interroga” il sindaco

Sotto la lente del consigliere comunale di Vibo Unica anche il "catafalco", posizionato dinanzi al Duomo e ritenuto un vero e proprio obbrobrio

catafalco

E’ un quadro di generale degrado quello che caratterizza la città. Aiuole, ville, parchi versano in stato di abbandono. L’incuria contraddistingue anche alcuni luoghi-simbolo. E non fa eccezione neppure piazza San Leoluca, una delle più importanti e prestigiose del capoluogo, dove il monumento dedicato a “Luigi Razza” è circondato “da aiuole piene di sterpaglie alte oltre un metro ed invase da rifiuti; e se alcuni alberi appaiono vecchi e non potati, diverse caditoie risultano otturate, mentre lo spazzamento avviene di rado” per non parlare “delle vistose scritte” che campeggiano sul monumento stesso.

A sostenerlo – richiamando l’attenzione su quella che rappresenta solo una delle tante situazioni al limite della città – è, in un’interrogazione rivolta al primo cittadino, il consigliere comunale di Vibo Unica Giuseppe Policaro, allo scopo di comprendere in che modo si intenda restituire decoro a piazza San Leoluca, partendo proprio dal monumento al noto ministro dei Lavori Pubblici dell’epoca fascista. E non solo. Policaro vorrebbe vederci chiaro pure sullo stato dei lavori per la copertura e la valorizzazione dei reperti archeologici ritrovati a pochi passi dal Duomo. Reperti – oggetto di una seconda interrogazione – “che ancora oggi appaiono transennati con elementi a dir poco obbrobriosi e provvisori, senza che sia stata realizzata al riguardo alcuna opera definitiva”. Il tutto ad ormai tre anni dalla conclusione dei lavori di ristrutturazione di piazza San Leoluca, finanziati con fondi Pisu, per un importo complessivo di 1,8 milioni di euro. Nello specifico, nella parte orientale dell’area archeologica sarebbe stato individuato “il perimetro di un palazzo monumentale di fine ‘700 – inizio ‘800”, in quella centrale, “un mosaico in bianco e nero e le mura dell’abitato romano”, nella parte nord, infine, “una grande calcara del medesimo periodo storico”. Tesori oscurati da un sarcofago che già tante volte ha suscitato indignazione. Un vero e proprio obbrobrio sul quale tante parole si sono spese, fino ad oggi, inutilmente, senza che si arrivasse mai ad alcuna conclusione.

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