Cronaca

Il business della marijuana nel Vibonese, affari da capogiro con manodopera extracomunitaria

Dall'inchiesta "Giardini segreti" emerge l'utilizzo degli immigrati extracomunitari per la coltivazioni delle piantagioni di canapa indiana sparse sul territorio

Operazione-giardini-segreti

Controllavano il territorio con l'utilizzo dei droni e per ridurre i costi della manodopera nella coltivazione della marijuana i cui semi venivano acquistati on line utilizzavano gli extracomunitari. Emanuele Mancuso, il giovane rampollo della potente famiglia di Limbadi che da oltre un mese collabora con i magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, aveva pensato a tutti per far funzionare nei minimi dettagli tutta la filiera del suo business. Acquistava semi da collezioni della marijuana sul sito online Hempatia.com (oscurato dalla polizia postale), faceva da rivenditore esclusivo sul territorio e con la sua vasta rete di collaboratori individuava i terreni dove coltivare, produrre, essiccare la canapa indiana per poi smerciarla all'ingrosso e al dettaglio. E per evitare controlli utilizzava diversi espedienti: dai droni che sorvolavano la piantagione a sofisticati tunnel per accedervi. Così il figlio di Pantaleone Mancuso, alias l'ingegnere, aveva messo su un vasto giro di narcotraffico con piantagioni sparse lungo tutto il territorio Vibonese: da Nicotera a Joppolo fino a Capistrano.




Manodopera extracomunitaria. L'operazione denominata in codice "Giardini segreti", condotta dalla Squadra Mobile di Vibo sotto il coordinamento della Dda di Catanzaro, ha permesso di scoprire - grazie anche alla collaborazione con la giustizia di Emanuele Mancuso - che le piantagioni venivano coltivate impiegando manodopera extracomunitaria, in particolare quella dei migranti, qualcuno ospite anche all'interno dei centri di accoglienza sparsi sul territorio, altri provenienti dalla vicina tendopoli di San Ferdinando. Il loro compito era quello di mantenere puliti i terreni delle piantagioni di marijuana e disinfestare dalle erbacce che ostacolano la crescita delle piantine di marijuana.

Business da 25 milioni di euro. Nel corso di tre anni di indagini, i poliziotti della Squadra Mobile hanno sequestrato oltre 26 mila piante (18mila solo a Capistrano, il paese dove risiedono il suocero e la compagna di Emanuele Mancuso). Secondo quanto raccontato dal collaboratore di giustizia ai magistrati e agli investigatori, da ogni pianta sarebbe stato possibile estrarre almeno un grammo di marijuana. Il business messo in piedi dal trentenne di Nicotera e smantellato dal personale della Squadra Mobile è stato calcolato in almeno 25 milioni di euro.

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