I verbali del pentito Emanuele Mancuso e l’arresto del killer di Nicotera “Cico” Olivieri filmato in diretta con il drone

Tra i 39 indagati c'è anche l'autore della sparatoria che ha causato due morti e tre feriti a Nicotera e Limbadi lo scorso 11 maggio. Il collaboratore di giustizia controllava le sue piantagioni con l'ausilio dei droni e Olivieri lavorava per lui

Francesco-Olivieri

Francesco Giuseppe Olivieri, detto Cico, nell'elenco dei trentanove indagati coinvolti nell'operazione antidroga "Giardini segreti" c'è anche lui. Si tratta del trentunenne di Nicotera finito in carcere per i due omicidi di Nicotera e i tre ferimenti di Limbadi avvenuti l'11 maggio dello scorso anno. E' indagato unitamente al fratello Giuseppe, 36 anni, pure lui residente a Nicotera. Secondo l'accusa Cico avrebbe avuto il ruolo di coltivare la marijuana sui terreni individuati dall'organizzazione e di curare gli impianti di irrigazione. Il suo nome torna quindi alla ribalta della cronaca giudiziaria e nell'ordinanza di custodia cautelare viene spesso associato a quello di Emanuele Mancuso. Ai due, in concorso tra di loro, viene contestata la coltivazione della piantagione di marijuana ubicata nella frazione di Preitoni di Nicotera e rivenuta dalla Squadra Mobile di Vibo nel luglio del 2015.




L'arresto, il drone ed il tunnel. In quell'occasione Olivieri venne arrestato perché sorpreso mentre stava irrigando circa 500 piante. La riconducibilità della piantagione ad Emanuele Mancuso è stato compiutamente delineata a seguito delle sue stesse dichiarazioni auto-accusatorie fornite nel verbale datato 4 luglio 2018 nel quale parla anche di Francesco Olivieri. "Come vi ho già spiegato - dice - in relazione a questa piantagione veniva tratto in arresto Francesco Olivieri detto Cico. In quell'occasione io avevo fatto vedere in diretta a Sandro Olivieri - successivamente deceduto - con l'aiuto di un drone phantom 3 con fotocamera 2K - l'arresto in flagranza del fratello". In relazione a questa vicenda il sostituto procuratore della Dda di Catanzaro Camillo Falvo aprì un procedimento proprio a carico di Emanuele Mancuso facendo perquisire tutte le abitazioni dove dimorava e nella sua disponibilità. "In realtà - aggiunge - dopo aver fatto atterrare il drone a casa mio, lo depositavo altrove per custodirlo. Tutto ciò è coerente con la circostanza che notarono gli ufficiali di Pg che stavano procedendo all'arresto di Cico e che, nel frangente, vedevano dirigersi il drone verso casa mia e nell'immediatezza dei fatti si occupavano di arrestare Cico Olivieri e di estrarre e bruciare le piante". Emanuele Mancuso aggiunge che, insieme ad Olivieri, avevano aperto un secondo sito per la coltivazione di marijuana acquistando i prodotti per la concimazione delle piante in un sito on line di Milano che si occupa di botanica. Il pentito chiama in causa Olivieri anche in relazione alle modalità di accesso alla piantagione sequestrata dalla polizia. "I militari non si resero conto di quale fosse l'accesso da cui noi arrivavamo alla piantagione perché Francesco Olivieri aveva creato un buco, o meglio una specie di tunnel, con una apertura coperta da una "porta" fatta di rovi e di spine, che si estraeva quando dovevamo entrare ed era posizionata dietro le piante in modo tale che fosse impossibile da vedere. Una volta entrata veniva riposizionata per chiudere l'accesso".

Quel drammatico 11 maggio. Francesco Olivieri si è costituito in carcere nel maggio scorso dopo aver ucciso a Nicotera Michele Valerioti e Giuseppina Mollese e aver ferito in un bar di Limbadi altre tre persone. Ora è accusato anche del reato di associazione a delinquere finalizzato alla produzione, alla coltivazione alla vendita di marijuana e ad inguaiarlo ulteriormente sono proprio le dichiarazioni di quello che sarebbe il suo "datore" di lavoro, Emanuele Mancuso.

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