Omicidio Dragone, mano pesante dei giudici: ergastolo in Corte d’Assise per i fratelli Grande-Aracri

L’esecutore materiale sarebbe stato invece Angelo Greco, 53 anni, a sua volta condannato a 30 anni di reclusione

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La morte del presunto boss crotonese Antonio Dragone – colpi di kalashnikov mentre viaggiava sulla sua auto blindata – sarebbe avvenuta per volontà di Nicolino ed Ernesto Grande Aracri, a loro volta ritenuti a capo dell’omonima cosca di ‘ndrangheta di Cutro, attiva anche in Emilia-Romagna. Questo quanto hanno stabilito i giudici della Corte d’assise d’appello di Catanzaro che ieri hanno condannato all’ergastolo i due fratelli, rispettivamente di 59 e 48 anni, entrambi coinvolti nel gennaio del 2016 nell’operazione “Kiterion”, blitz eseguito in contemporanea con la nota operazione “Aemilia” che smantellò il clan con l’arresto di una cinquantina di persone. Secondo i magistrati, dunque, sarebbero stati loro i mandanti dell’omicidio di Dragone (all’epoca 61enne) avvenuto il 10 maggio del 2004. L’esecutore materiale sarebbe stato invece Angelo Greco, 53 anni, a sua volta condannato a 30 anni di reclusione. Gli Aracri erano stati condannati in primo grado a 30 e 24 anni, 24 gli anni inflitti invece a Greco. Confermate in Appello anche le altre condanne, 28 rispetto alle 25 inflitte nel novembre del 2016

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