Business dei migranti, ecco come guadagnano le cooperative che si incaricano dell’accoglienza

Simone Andreotti, presidente di “In Migrazione”, squarcia il velo su come gli sbarchi arricchiscano pochi privati. La provincia di Vibo presa ad esempio

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L’accoglienza dei migranti. Nessun buonismo, nessuna questione ideologica. Si tratta solo di business. Andando al dunque, a dettare le dinamiche di un fenomeno che sta investendo non solo l’Italia ma l’Europa nella sua totalità, e la Calabria in modo particolare, è il “dio denaro” che tutto può e tutto distrugge in termini di valori e di solidarietà. A squarciare il velo, se mai ce ne fosse ancora bisogno, sull’ormai incontenibile ondata migratoria e sui guadagni che ci sono dietro ad essa è Simone Andreotti, presidente di “In Migrazione” che ha condotto il primo rapporto sui Centri di Accoglienza Straordinaria attivati dalle Prefetture sul territorio nazionale.




L’accoglienza. Il vero risparmio sull’accoglienza straordinaria, secondo Adreotti, "si fa migliorando l'accoglienza straordinaria e non abbassando il “pro die pro capite” dei famosi 35 euro per finanziare i Centri. Un importo troppo basso non può che abbassare il livello qualitativo, per effetto del necessario taglio dei servizi per l'integrazione e porterebbe a stimolare ancora una volta strutture di grandi dimensioni, che in virtù delle economie di scala possono arrivare ad una sostenibilità economica". E, "contrariamente a ciò che ancora troppo spesso si crede", dei 35 euro “pro die pro capite medio” per l'accoglienza straordinaria dei richiedenti asilo, "soltanto 2,50 vanno direttamente alle persone accolte (che comunque spendono sul territorio per soddisfare le prime basilari necessità). Il restante, ovvero oltre il 92% del finanziamento, viene usato dal privato che gestisce i Centri di Accoglienza Straordinaria. Fondi pubblici che vengono spesi per l'accoglienza che, se di qualità, ritornano alla comunità ospitante”

La proposta. Andreotti immagina una soluzione per evitare che si possa speculare su chi si lascia alle spalle la propria terra d’origine in cerca di un futuro migliore: “E’ da abbandonare, e definitivamente, i 35 euro di pro die pro capite se quell'intervento è inteso come finanziamento per l'apertura e la gestione dei Centri di accoglienza, così da scoraggiare e rendere non più economicamente conveniente l’apertura di strutture di grandi dimensioni". In altre parole, è necessario prevedere “pro die pro capite” diversificati a seconda delle dimensioni del centro di accoglienza: se ci si propone di aprire una struttura più grande, il finanziamento deve essere inferiore ai 35 euro; se ci si propone di aprire un progetto d’accoglienza diffusa in appartamenti, deve essere superiore. Quando si spendono fondi pubblici “bisognerebbe porre la massima attenzione alla qualità dei servizi erogati e al ridurre gli sprechi”, viene sottolineato. Complessivamente per il 2018 sono stati impegnati nei bandi per l'apertura e la gestione dei Cas fondi pubblici per oltre 2 miliardi di euro. Una cifra importante ma - dicono i ricercatori - non eccessiva, se si tiene conto che in Italia solo nel 2017 il contrasto all'evasione fiscale ha permesso il recupero di più di 20 miliardi di euro.

L’esempio di Vibo Valentia. Il rapporto di “In Migrazione” riporta anche un esempio sulle diverse voci che compongono i 35 euro pro die pro capite, partendo dal bando di gara indetto dalla prefettura di Vibo Valentia: 15 euro sono spesi per il costo del personale; 11,27 per la fornitura pasti; 39 centesimi i costi giornalieri a testa per pulizia e igiene ambientale; 4,14 euro per fornitura beni (vestiario, effetti letterecci e via dicendo), di cui 2,50 euro sono pocket money; infine 4,2 euro per la voce “altro”. Ad ogni voce corrisponde una stima importo annuale nazionale fatta da “In Migrazione”: quindi 976 milioni 400mila 550 euro per il personale; 733 milioni 602mila 280 euro per la fornitura pasti; 25 milioni 386mila 414 euro per la pulizia e l'igiene ambientale; 269 milioni 486mila 552 euro per fornitura beni (pocket money compreso) e 273 milioni 392mila 154 euro per la voce “altro”.

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