Cronaca

Il rampollo dei Mancuso collabora e Gratteri può fare scacco matto alla ‘ndrangheta vibonese

Colloqui negati ai familiari e agli avvocati di Emanuele Mancuso trasferito nel carcere dei pentiti. Il più ribelle della famiglia di Limbadi starebbe riempiendo pagine e pagine di verbali da circa un mese e adesso il clan trema

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di MIMMO FAMULARO

Perché Emanuele Mancuso avrebbe deciso di saltare il fosso e diventare un pentito? Quali sono i segreti che conosce e che potrebbero inguaiare la potente famiglia di Limbadi con tutte le sue articolazioni? Sono due delle tante domande che in molti si stanno ponendo in queste ore. Dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro nulla trapela. Massimo riserbo e silenzio assoluto. Nessuna conferma ufficiale alla notizia del pentimento di Emanuele Mancuso, ma soprattutto nessuna smentita.

Colloqui negati. Ciò che si sa è che il giovane rampollo della più influente cosca vibonese non è più recluso nel carcere di Reggio Calabria dove era stato portato lo scorso mese di marzo, dopo l'arresto avvenuto alla stazione ferroviaria di Villa San Giovanni nell'ambito dell'operazione "Nemea" contro il clan Soriano di Filandari. Da circa un mese Emanuele Mancuso non avrebbe più contatti con i suoi familiari e neanche con i suoi legali di fiducia, gli avvocati storici ai quali si è sempre rivolto negli ultimi anni per farsi difendere dalle accuse mosse nei suoi confronti. Si dice sia stato trasferito a Paliano, il carcere in provincia di Frosinone dove, tra l'altro, c'è un'apposita sezione per i collaboratori di giustizia. E qui Emanuele Mancuso sarebbe arrivato dopo un breve soggiorno a Rebibbia e i primi colloqui investigativi con i vertici del poule antimafia catanzarese e, in particolare, con i carabinieri ai quali Gratteri ha delegato le principali inchieste sulla 'ndrangheta nel Vibonese.




Un pentito tra i Mancuso. Emanuele Mancuso è appena diventato papà. Un particolare non secondario nella scelta che lo avrebbe portato a cambiare vita, a rompere i rapporti con la sua famiglia di origine e con il recente passato. In assenza di misure carcerarie particolarmente rigide, l'altra causa che avrebbe potuto indurre il giovane a saltare il fosso potrebbe riguardare gli "attriti" sempre più evidenti tra le varie articolazioni del clan. Non a caso Emanuele Mancuso è stato arrestato nell'ambito del blitz dei carabinieri che ha portato in carcere esponenti di primo piano dei Soriano di Filandari, certamente non in ottimi rapporti con la famiglia di Limbadi. Al contrario di Emanuele che - secondo le carte dell'inchiesta "Nemea" - con i Soriano sarebbe stato invece in sintonia tanto da essere accusato di aver collocato un ordigno esplosivo davanti all'abitazione dell'imprenditore Antonino Castagna, ritenuto dagli inquirenti vicino ad Antonio Mancuso, esponente di spicco dalla cosiddetta "generazione degli undici". Al figlio di Pantaleone Mancuso, alias l'ingegnere, viene anche contestato l'estorsione ma anche il furto messo a segno in una gioielleria di Nicotera, uno dei tanti episodi che avrebbero creato "tensioni" tra le diverse ramificazioni del clan del quale faceva parte e al quale doveva comunque rispondere. Episodi che adesso potrebbero essere meglio chiariti con la sua ancora presunta collaborazione.

I primi verbali. La Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro starebbe dunque procedendo per gradi allo scopo di testare, innanzitutto, le reali intenzioni di Emanuele Mancuso; capire la genuinità della sua collaborazione con la giustizia e la sincerità di un pentimento clamoroso e inaspettato. Il trentenne avrebbe iniziato a riempire le prime pagine di verbali e gli investigatori ad effettuare i primi riscontri alle sue confessioni. Si procederebbe dunque con i piedi di piombo anche perché il rapporto tra il nuovo pentito della 'ndrangheta vibonese e la Dda di Catanzaro non ha ancora superato il primo mese e, quindi, il primo step. Una volta ottenuta la patente dell'attendibilità, le dichiarazioni di Emanuele Mancuso potrebbero avere l'effetto di un terremoto di magnitudo elevata a Limbadi e in tutta la provincia di Vibo. I suoi racconti riaprirebbero vecchi processi e alimenterebbero nuove inchieste. Il più ribelle tra i giovani della famiglia Mancuso potrebbe dunque diventare l'alfiere di Gratteri per mettere sotto scacco la 'ndrangheta vibonese.

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