Cronaca

Diossina e rifiuti tossici smaltiti nel campo rom di Lamezia, cinque arresti (NOMI-VIDEO)

Duecento carabinieri irrompono in località Scordovillo per eseguire 39 misure cautelari. Sequestrata una società e sedici autoveicoli. Certificate una serie di illegalità compiute all'interno dell'area

di FEDERICA TOMASELLO

Trentanove misure cautelari, di cui cinque in carcere e trentaquattro divieti di dimora nel Comune di Lamezia Terme, nei confronti di alcuni rom, residenti nel campo di Scordovillo. Sono i numeri dell’operazione coordinata dalla Procura della Repubblica di Lamezia Terme ed eseguita all'alba di questa mattina dai carabinieri del Gruppo di Lamezia Terme coadiuvati dai comandi provinciali di Catanzaro, Cosenza,Crotone e dal gruppo carabinieri forestali di Catanzaro, dagli uomini del quattordicesimo Battaglione Calabria e dell’ottavo Nucleo elicotteri di Vibo Valentia. I soggetti sottoposti alle misure cautelari sono stati ritenuti responsabili di furto aggravato, attività organizzata per il traffico illecito di rifiuti, discarica non autorizzata, inquinamento ambientale e violazione dei sigilli.




Blitz campo ROM ScordovilloLe origini dell'inchiesta. L’indagine affonda le sue origini al 2017 e proviene da una complessa rete di attività investigative, svolte all’interno del campo rom, a seguito dei precari e illeciti allacci alla rete elettrica nonché ai numerosi incendi di rifiuti accumulati all’ingresso del campo. Già nel mese di aprile 2017 dunque erano state deferite 43 persone, 12 arrestate in flagranza per furto di energia elettrica. Da anni, infatti, il campo rom e le abitazioni che lo costituiscono si alimentano illecitamente di energia elettrica attraverso collegamenti alle cabine Enel situate nelle vicinanze del campo. Da quanto emerso in particolar modo ad essere “presa di mira” è stata la cabina di via Talete dove i militari hanno ritrovato un cavo di rame lungo centinaia di metri che giungeva sino al campo.

Operazione bis. L'inchiesta sfociata nel blitz di oggi è figlia di una precedente e denominata “Killer Smog” datata 2016 che si concentrò sull’inquinamento derivante dai frequenti fuochi appiccati nel campo, del suolo e dell’aria che portò ad alcuni arresti e al processo penale, conclusosi con la condanna degli imputati. L’operazione odierna dunque ripropone le medesime forme di reato così come sottolineato anche dal Procuratore di Lamezia Curcio: “Una reiterazione pedissequa di condotte, già sottoposte al vaglio della magistratura, che ancora una volta hanno minato seriamente l’incolumità della cittadinanza lametina . L’ ufficio di Procura si è mosso esclusivamente per tutelare quella che è la salute pubblica. È emerso che l’attività ospedaliera abbia dovuto subire interruzioni cagionate dai fumi provenienti dal campo”.

Società illegali all’interno del campo. Un campo in cui l’illegalità emerge sempre più dall’alimentazione illecita di energia elettrica alle discariche abusive. Le attività tecniche alla base dell’operazione odierna hanno permesso di ricostruire una filiera criminale al cui vertice vi era una srl, la “Besa Ecologia Srl” il cui amministratore unico è risultato essere Antonio Berlingeri. In particolare è stato documentato che alcuni residenti del campo, dopo aver raccolto svariati rifiuti, tra cui materiale pericoloso, li rivendevano alla società, con sede legale e operativa nel campo, che li lavorava per poi trasportare presso altre società con le medesime mansioni situate nel circondario lametino. Gli scarti derivanti dalla lavorazione venivano versati lungo la via d’accesso del campo dove successivamente si dava origine ai roghi. La società è stata, perciò, posta sotto sequestro e con essa 15 autoveicoli utilizzati per il trasporto dei rifiuti.




Emergenza salute. Una situazione emergenziale in particolare per la salute degli abitanti dello stesso campo e di tutti coloro che vivono nel circondario che respirano diossina. “Le persone che sono esposte a maggior rischio - ha dichiarato in conferenza stampa il pm Scavello - sono coloro che vivono presso il campo, oltre che nelle vicinanze, che respirano particelle di diossina che abbiamo trovato in alcuni indicatori”.

I nomi delle persone coinvolte. In carcere: Antonio Berlingieri (1985); Massimo Berlingieri (1979); Antonio Bevilacqua ((1986); Simone Berlingieri (1986); Riccardo Amato (1984). Divieto di dimora a Lamezia Terme: Ernesto Berlingieri (1998); Luigi Berlingieri (1968); Cosimo Berlingieri (1963); Luigi Berlingieri (1988); Rinaldo Bevilacqua (1975); Vincenzo Berlingieri (1954); Massimo Bevilacqua (1977); Davide Berlingieri (1992); Luciano Amato (1988); Leonardo Bevilacqua (1970); Luigi Bevilacqua (1983);
Danilo Bevilacqua (1989); Gianluca Bevilacqua (1983); Antonio Amato (1966); Damiano Amato (1966); Enzo Amato (1983); Rocco Amato (1956); Cosimo Berlingieri (1986);
Patrizia Bevilacqua (1986); Luigi Bevilacqua (1963); Luigi Berlingieri (1960); Francesca Bevilacqua (1962); Romina Amato (1977); Antonietta Amato (1950); Damiano Berlingieri (1990); Rosa Bevilacqua (1977); Valeria Bevilacqua (1989); Damiano Berlingieri (1993); Rosina Berlangieri (1979); Damiano Bevilacqua (1990); Alessandro Bevilacqua (1991); Cosimo Berlingieri (1965); Valeria Bevilacqua (1988); Rita Amato (1969).

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